1

poker cani

DOMODOSSOLA- 18-10-2015- All in! Non ci sono alternative, bisogna “vedere”.

Tutti i giocatori al tavolo della sanità sono zittiti dopo la proposta regionale: chiusi San Biagio e Castelli in cambio di un nuovo ospedale baricentrico costruito da privati con i soldi risparmiati dall'accorpamento di gestioni e reparti, il tutto in quattro o cinque anni. Il rilancio di Chiamparino, Reschigna e Saitta, (che avevamo preannunciato da settimane) costringe i sindaci a rinunciare agli arroccamenti, zittisce i comitati, rilancia l'azione governativa e la capacità politica del centro- sinistra in vista delle prossime elezioni primaverili. Due sono le vie, o quello annunciato si farà davvero, superando gli inevitabili ostacoli ed imprevisti che arriveranno, oppure si tratta di un solo annuncio per tirare a campare ( politicamente) qualche anno, delegando poi le responsabilità di fallimento ad altri.

Qualora si facesse davvero, ad Ornavasso probabilmente, l'intero territorio si arricchirebbe moltissimo per qualità dell'offerta, i risparmi sarebbero concreti, i disagi per pazienti e personale sicuramente ridotti e l'offerta sanitaria sarebbe aumentata, ma non illudiamoci troppo, non sarà un'eccellenza. Quelle resteranno da Novara in giù, quello del Vco sarà sempre l'ultimo degli ospedali di provincia, poco più di quanto adesso sono Castelli e San Biagio. Chi sta male davvero ad un paio d'ore d'auto trova eccellenze a livello mondiale, e continuerà a rivolgersi a quelle. La guerra tra Verbania e Domodossola iniziata nell'agosto del 2002 con la chiusura del Punto Nascite domese è temporaneamente finita con un armistizio. Lo scorso anno, quando l'assessore Saitta diede una settimana al territorio per decidere dove collocare il Dea, Domo e l'Ossola, su assist del Cusio, fecero un gol da cineteca. E costrinsero la Regione a tentennare rinviando per un anno ogni decisione, giusto per inventarsi una soluzione che tornasse ad unire il territorio e soddisfacesse le esigenze sanitarie, sfociando con l'idea dell'Ospedale Unico. La proposta in realtà è subita maggiormente da Verbania, che ambiva a vincere la battaglia dei Dea, ed era data per favorita. Per Domo il pareggio è già un successo, che avvicina il Dea dal Castelli ad Ornavasso. Bisogna capire se tutto quel “volemose bene” tra sindaci manifestato in queste ore è dovuto al fatto che loro sanno che tanto tutto rimarrà così com'è, e recitano nel teatrino della politica la parte che gli compete, oppure se sono convinti davvero della giustezza e concretezza dell'opera. E per Cattrini sicuramente è uno svantaggio alle prossime elezioni. Dovrebbe essere una costruzione da ben oltre cento milioni di euro che verrà delegata a privati, questo dovrebbe garantire rapidità di esecuzione e mettere al riparo dai problemi derivanti dagli appalti. Ciononostante è molto più probabile che qualcosa non funzioni che il contrario. Per ora Domo e Verbania sanno che per i prossimi quattro anni e mezzo tutto rimarrà cos'ì com'è, e nel frattempo si cercherà di trovare un futuro per l'area ex Castelli, considerata la già grande presenza dei privati nella sanità in altre strutture verbanesi e la facile commercializzazione di quell'area adiacente al lago. Per il San Biagio è diverso, il sindaco Mariano Cattrini ha già iniziato a remare in favore di un insediamento sanitario che produca lavoro ed indotto, ed almeno l'ala nuova potrebbe essere mantenuta in questo senso. Il tutto sempre ammesso che da Roma si acconsenta alla proposta del Piemonte commissariato, che si trovino i privati che vogliano investire, che durante gli scavi non si trovi una necropoli, non ci siano problemi di alluvione, non ci siano infortuni gravi che facciano sequestrare il cantiere, non fallisca il consorzio di imprese, non vengano inquisiti in qualche modo i vertici, le cavallette.... Insomma, del futuro non v'è certezza, i quattro anni potrebbero dilatarsi all'infinito. In altre zone, dove i soldi c'erano ed erano tutti d'accordo, ci hanno messo una decina d'anni per costruire i nuovi ospedali, ed in altre parti dopo avere costruito quello nuovo hanno tenuto aperto quello vecchio. Insomma, per rifarsi al poker tradizionale, qui sembra che più che un rilancio si sia chiesto un “paròl”.