VERBANIA – 25.10.2015 – I cittadini italiani e comunitari
devono restituire il bonus bebè indebitamente percepito. Così ha deciso la Corte Costituzionale con l’ordinanza 207/2015 sollecitata dal giudice di pace di Verbania. Il “caso” nasce dal ricorso presentato da una famiglia italiana contro l’ingiunzione di pagamento fattale recapitare dagli uffici di Novara della Ragioneria generale dello Stato per restituire la somma di cui non aveva diritto. Questi si sono appellati alla legge Finanziaria del 2007 che ha prescritto e cancellato i rimborsi che sarebbero stati dovuti ai cittadini extracomunitari l’anno precedente. Accadde infatti che nel 2006, l’anno del bonus bebè da 1.000 euro a neonato deciso dal governo Berlusconi per le famiglie italiane, numerose famiglie non italiane avessero ricevuto la lettera della Presidenza del Consiglio dei ministri che li informava dell’agevolazione, poi da alcuni chiesta e percepita. Quando ci si accorse del pasticcio iniziarono le proteste e, per chiudere la questione, l’anno dopo nella Finanziaria fu messa una clausola che, puntando sulla buona fede, diede un colpo di spugna cancellando ogni rimborso.
Secondo la famiglia che ha ricorso al giudice di pace di Verbania, quella disparità non è corretta e ha chiesto un trattamento simile. Il giudice di pace s’è rivolto alla Consulta perché l’articolo 3 della Costituzione afferma il principio per cui “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
La Corte Costituzionale, precisando che non sono stati chiariti i motivi per cui il ricorrente si oppone all’ingiunzione di pagamento (se per la diversa cittadinanza o altro), ha ritenuto comunque inammissibile la richiesta ritenendo che la deroga straordinaria che è stata adottata con la Finanziaria 2007 è tale per quel caso e non può valere per altri.