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VCO - 19-11-2019 - Un welfare

idoneo ad arrestare lo spopolamento, questo il tema centrale del Convegno Arco Alpino svoltosi venerdì' e sabato scorsi a Trento, presso la Fondazione Franco De Marchi. Per il VCO, presenti il presidente della Provincia Arturo Lincio e il dirigente del Settore IV, l'architetto Luigi Formoso.
Il convegno ha portato alla realizzazione di un “Decalogo della Montagna che cambia” da porre all’attenzione di tutte le amministrazioni locali e di quanti vogliono conoscere ed essere vicini ai problemi di chi vive nelle terre alte.

In sintesi: "Andrebbe pensata una costruzione collettiva di possibili futuri della montagna. L’immaginario che tende a contrapporre montagna e realtà urbana va messo in discussione/relazione. Esiste una tensione tra un urbano che idealizza la montagna e i territori montani che hanno una visione legata al loro fare (telling vs doing);
Andrebbe immaginata una governance caratterizzata da forme ibride di collaborazione tra pubblico e privato volta alla partecipazione delle comunità. Una ‘governance anticipatrice’, in grado di leggere i cambiamenti in atto e porre soluzioni di lungo respiro (sguardo grandangolare);
Andrebbe fatto emergere il tema del conflitto e andrebbero incanalate le tensioni in una dimensione costruttiva; il conflitto va visto come occasione e opportunità creativa; Governare la tensione tra le spinte verso un’urbanizzazione, che porta servizi agli abitanti della montagna, ma tende a togliere i caratteri che tradizionalmente le vengono attribuiti;
Creare una rete di professionisti che, in maniera interdisciplinare, si occupi di welfare di montagna (HUB interdisciplinare montana);
Andrebbero proposte attività volte a rendere le comunità protagoniste della definizione dei proprio bisogni presenti e futuri;
Costruire progetti che non dipendano da finanziamenti a breve termine ma che siano in grado di immaginare la loro sostenibilità economica: questo per garantire continuità sul territorio;
Fare innovazione vuol dire lavorare tra le pieghe delle normative: il legislatore o la legislatrice dovrebbe lasciare spazio, o per lo meno non occupare tutti gli spazi; Il paesaggio deve essere inteso come qualcosa di dinamico (fisico e umano) da gestire e da non considerare come impedimento allo sviluppo;
le esperienze ci dimostrano che un certo tipo di turismo – se governato – può essere il motore per una rivitalizzazione dei territori (anche periferici)".