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DOMODOSSOLA- 24-12-2019- Ecco gli auguri di Natale del vicario vescovile ossolano, e parroco di Domodossola don Vincenzo Barone:

"Anche quest’anno ci scambiamo gli auguri di Buon Natale, anche quest’anno le vie della nostra bellissima città sono piene di luci che ci ricordano quanto questa festa sia presente nel nostro cuore e nelle nostre attese. Anche quest’anno nelle nostre famiglie i doni e gli auguri contribuiranno a creare una atmosfera particolare, unica, che sa coinvolgere anche chi forse del Natale conserva una idea vaga e piuttosto infantile.
Certo, il Natale per qualcuno è anche occasione di tristezza: proprio l’atmosfera di festa, di gioia che ci circonda fa sentire a qualcuno più amara la sua solitudine, più forte l’assenza di persone care, più dolorosa la perdita di legami che si volevano sicuri e solidi. Forse in questo Natale sono presenti anche tante preoccupazioni legate alla situazione che stiamo vivendo: abbiamo tutti negli occhi le immagini drammatiche che ogni giorno ci sconvolgono, popoli ancora in guerra, cristiani uccisi per la loro fede, come al tempo di Gesù anche oggi si sta consumando nell’indifferenza totale, la strage degli innocenti, bambini cristiani uccisi in Nigeria, abbiamo tante preoccupazioni legate al lavoro, al futuro dei figli, alle incertezze che si assommano e che non ci lasciano tranquilli.
Il Natale non è una pausa dentro una vita che vive situazioni difficili, è la risposta di Dio alle nostre domande e alle nostre fatiche. Ci auguriamo dunque anche quest'anno Buon Natale. E pensiamo in questo Natale anche ai poveri della nostra città.
Cosa vuol dire dunque il nostro augurio? Credo che l’augurio cristiano non sia semplicemente l’espressione di una vaga speranza nel futuro, una speranza che le cose non vadano poi tanto male.

San Paolo cominciava le sue lettere con un augurio bellissimo, squisitamente cristiano: Grazia e pace a voi.
Grazia: perché Dio ti ama gratuitamente, perché Dio si è manifestato e si manifesta come uno che ha a cuore la sorte dell’uomo, come un Dio che si fa carne e viene quindi a condividere tutto della nostra vita, la bellezza della vita e dell’amore e la sofferenza del dolore e della morte.
Grazia: perché Dio si mostra a noi ancora una volta nel volto di un bambino inerme, affidato alla accoglienza e alla sollecitudine degli uomini, che possono accoglierlo o rifiutarlo. E anche quando questo bambino diventerà grande, resterà sempre così: una presenza reale e discreta nella vita degli uomini, come non può non essere l’amore. Reale, perché l’amore è concreto, è incontro, è accoglienza, è perdono, è lo sguardo del Signore che ha “compassione” degli uomini e che risana le loro ferite. Discreta, perché l’amore non può imporsi, ma soltanto proporsi, offrirsi, chiedere di essere accolto. L’augurio del Natale ha questo fondamento, la consapevolezza che Dio si è fatto carne, che noi gli interessiamo, che lui vuole costruire con noi una storia.

Pace: è l’altra grande parola, l’altro aspetto dell’augurio. Pace è quello che accade quando noi accogliamo questa parola, quando noi sentiamo che questa Parola cambia la nostra vita. Pace significa rapporti nuovi, significa superamento di ogni estraneità, significa accoglienza dell’altro, significa che l’amore di Dio vuole e può cambiare anche questo nostro mondo. Sì, anche questo nostro mondo, perché è in questo mondo che Dio si è fatto carne, è questa nostra esistenza che Dio ha assunto e che vuole cambiare.
La pace è allora la nostra vita quando è segnata dalla grazia del Signore.

La pace vuol dire la capacità di stabilire rapporti veri, fedeli, capaci di resistere al tempo e alle difficoltà della vita.

La pace vuol dire saper donare ai nostri ragazzi una speranza vera per il futuro, valori e prospettive che tengono, per le quali vale davvero la pena di darsi da fare, di impegnare la propria libertà.

La pace vuol dire saper offrire una solidarietà a chi è nel bisogno, a chi si sente messo ai margini, a chi è “tagliato fuori” dalla gioia comune di questi giorni perché oppresso dalle tante preoccupazioni della vita.

La pace è saper offrire anche a chi vive nella sofferenza un segno di speranza in cui possa rivivere.

Allora il nostro augurio che ci scambiamo è anche come un impegno: quello di non dimenticarci il giorno dopo Natale di quello che abbiamo vissuto, quello di non sentire, passata la buriana della festa, quello cui abbiamo augurato buon Natale come un estraneo. Augurarci buon Natale vuol dire saperci riconoscere accomunati da un dono prezioso, che deve cambiare la nostra vita, i nostri rapporti, il nostro modo di sentirci comunità. Vuol dire rimettere al centro Cristo, Parola di Dio fatta carne perché in lui tutto possa essere cambiato e la nostra vita possa diventare un cammino luminoso come luminosa è la notte di Natale.
Buon Natale a tutti.