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ballo sfuocata

DOMODOSSOLA- 04-11-2015- Devono essere prima di tutto le famiglie

ad arginare il vandalismo e gli scempi fatti dalla movida. E' questo, in sintesi, il pensiero dell'assessore alle politiche giovanili domese Paola Modini, che ribadisce l'impegno dell'amministrazione comunale e della forze dell'ordine per cercare di arginare il fenomeno, che per essere vinto deve però vedere uno sforzo di tutti i soggetti che interagiscono con i giovani, in primis della famiglia: “Da diverso tempo ormai mi occupo di Politiche Giovanili per delega del Sindaco di Domodossola- così esordisce la riflessione dell'assessore Paola Modini- e mi sento in dovere di esprimere alcune riflessioni su quello che è successo nello scorso fine settimana a Domodossola. Non è pensabile che la cosiddetta “Notte di Halloween” possa portare a una recrudescenza così assoluta e inquietante di atti di vandalismo, inciviltà, maleducazione; né è accettabile che una città, di notte, sia ostaggio di chi deturpa il bene comune, e anche quello privato, in barba a ogni regola di civiltà. Da giovane che lavora con i giovani mi sono chiesta dove stiano le soluzioni e dove stiano gli errori, dove si possa arrivare e dove si sia già arrivati- prosegue l’assessore Modini- è una riflessione che mi ha turbato perché mi ha portato a conclusioni quasi di palese impotenza di fronte a tutto questo; eppure, mi dico, non dobbiamo rassegnarci. Non è assolutamente accettabile sostenere che il giovane alterato spacca e devasta perché non ci sono luoghi per socializzare e si ritrova abbandonato a se stesso: i ragazzi che hanno devastato una parte della nostra città hanno imperversato, tra l’altro, lungo la strada che porta al Trocadero, uno dei luoghi storici per l’accoglienza giovanile e per il divertimento dei giovani. Scempio è stato fatto andando e tornando da quel luogo, ma il posto per stare insieme è stato, nello specifico, individuato e quei ragazzi ci sono andati come dimostra, purtroppo, il percorso di guerra in cui hanno trasformato via Mattarella. Quindi non è la noia del sabato sera che opprime alcuni giovani perché un posto dove andare, e anche più di uno, lo hanno avuto; è qualcosa di diverso di più sfuggente, che travalica il problema città di provincia, è qualcosa che va oltre la vigilanza, la repressione, le telecamere, i vigili urbani, la Polizia, i Carabinieri, le ronde… E’ un problema di più difficile soluzione perché, soprattutto se ci si ragiona su, pare irrisolvibile essendo un problema di cultura e di educazione, di valori e di rispetto: cose che non si impongono ma si imparano. Come amministrazione comunale, come persone che devono cercare di dare risposte possiamo pensare a diverse iniziative per rendere i sabati sera in città meno da incubo per tutti e anzi per rasserenare queste occasioni, per renderle liete, magari insieme o comunque in sinergia con coloro che organizzano feste e manifestazioni che potrebbero essere “a rischio” laddove si preveda un alto numero di partecipanti minorenni attivando un miglior monitoraggio provvedendo ad allertare le forze dell’ordine, ma a monte deve svilupparsi la cultura del rispetto di se stessi prima ancora del rispetto degli altri. Se rispettiamo noi stessi rispettiamo, quasi per definizione logica, il resto del mondo; se comprendiamo che il divertimento non passa attraverso lo sballo feroce, lo sfascio a tutti i costi, a qualsiasi età, ma che ci deve essere misura e regolazione, allora subentra la civiltà e i problemi si superano. Ma deve crescere questa cultura e, in primis, il soggetto trainante deve essere la famiglia: non possiamo immaginare che minorenni si trattino così male e che a casa di ognuno di loro non vi sia nessuno ad accoglierli, ad ore molto tarde se non a mattina, e a valutarne le condizioni: se così fosse sarebbe drammatico, incredibile. E allora dobbiamo tutti chiederci cosa possiamo fare ma soprattutto dobbiamo chiederci dove sono i genitori di questi minorenni? Dove sono le famiglie? Cosa hanno insegnato? Come controllano i loro ragazzi? Chi aspetta al mattino questi ragazzi? Chi li mette a dormire perché da soli non possono essere in grado? Se riuscissimo a rispondere a queste domande, e se le famiglie intervengono come soggetto attivo anziché crogiolarsi nella passività nefasta anche per loro, avremmo fatto molti passi in avanti rispetto allo stabilire un turno serale di ronda dei vigili urbani”.