VERBANIA – 22.01.2020 – Non fu lei a tagliare la strada
al motociclista ruzzolato a terra. S’è chiuso con un’assoluzione e con la certezza che il pirata della strada resterà ignoto il processo che vedeva imputata una donna residente nella media Ossola, chiamata in causa per lesioni stradali gravi.
Il 25 giugno del 2017, a Ornavasso, un’auto di colore rosso sfrecciò con una manovra spericolata davanti a un trentaquatrenne centauro ossolano, provocandone la caduta. Né la vittima, né i passanti che lo soccorsero, videro in volto il conducente del veicolo, sparito in pochi istanti. Non ne appuntarono il numero di targa, ma ai carabinieri fornirono, oltre al colore, un modello: Fiat 500 L (o, secondo altri testimoni, XL). I carabinieri partirono da questi indizi nelle indagini che si concentrarono su quel tipo di auto (modello e colore) appartenenti a residenti del circondario. Individuati i proprietari, approfondirono arrivando a bussare a casa di quella che sarebbe diventata l’imputata. Il marito, guardia giurata, spiegò che quel giorno la moglie aveva percorso la strada dell’incidente, ma non in quegli orari e che, comunque, non era coinvolta nel sinistro. Per zelo, volendo essere collaborativo data la professione che svolge, mostrò loro la 500. I carabinieri videro una riga sulla carrozzeria e dedussero che era il mezzo dell’automobilista pirata.
Pur in possesso di elementi indiziari, la Procura ha mandato a giudizio la donna. Ma nel dibattimento, come ha rilevato lo stesso pm Anna Maria Rossi chiedendone l’assoluzione, non c’è stato alcun riscontro. I testimoni non hanno visto chi guidava, l’imputata ha dimostrato di essere altrove in quegli orari e pure il motociclista caduto ha ammesso che non c’era stato urto tra auto e moto, ragion per cui la riga sulla carrozzeria non provava nulla.