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VERBANIA – 30.01.2020 – Pensava di parlare

con l’amante del compagno, ma aveva sbagliato numero. Per due giorni, tra il 28 e il 29 giugno del 2017, lo smartphone di una donna di 72 anni residente nel Cusio era stato bersagliato da chiamate e da messaggi whatsapp molesti. Il mittente, una giovane a lei sconosciuta, la copriva di improperi –“sei una puttana”, era il più utilizzato– e di insulti. Minacciando di volersi togliere la vita, aveva simulato di impiccarsi e, con una corda al collo vicino a una scala a pioli appoggiata al muro, s’era scattata un selfie inviandolo all’anziana. Che, stanca ma anche preoccupata, aveva informato le forze dell’ordine. Partendo dal numero di telefono, per la polizia era stato semplice risalire all’intestataria del numero di telefono –peraltro riconoscibile in volto dalle fotografie che aveva spedito–, identificata in una 33enne di nazionalità ucraina. La quale, chiamata in causa, aveva spiegato di aver agito per rabbia e gelosia nei confronti del compagno e dell’amante. Solo davanti agli agenti del commissariato s’era resa conto di aver sbagliato “bersaglio” perché, male annotando il numero di telefono di colei che pensava fosse la sua rivale, s’era rivolta a una sconosciuta, peraltro anziana e che nulla aveva a che fare con quel triangolo amoroso. Per queste ragioni l’accusa nei suoi confronti è stata qualificata come molestie telefoniche (rischiava lo stalking), reato per il quale oggi il Tribunale di Verbania l’ha condannata a una pena pecuniaria di 500 euro.