TORINO – 03-02-2020 – Pacata ma diretta e tagliente,
anche da Torino arriva la ferma critica alla gestione della giustizia da parte del governo. A mandare un chiaro messaggio è stato, sabato, il giudice Massimo Terzi. Il magistrato verbanese, presidente del Tribunale di Torino, è intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario non lesinando aspre critiche sul tema del momento: la cancellazione della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado e l’annunciata riforma del codice penale. Il no al progetto del guardasigilli Alfonso Bonafede è, per Terzi, un problema etico prima che tecnico. Etico perché rompe l’equilibrio tra i diritti dei cittadini e dei doveri dello Stato nei loro confronti. Tecnico per una questione di numeri. Il magistrato ha snocciolato i dati: 599.583 procedimenti giacenti al 30 giugno 2019 davanti al giudice monocratico e 28.822 davanti al Collegio. Un arretrato che, se i magistrati in ruolo smaltissero con la massima teorica produttività, si risolverebbe in più di tre anni. Con la prescrizione azzerata dopo il primo grado, si rischia un ulteriore ingolfamento.
Terzi ha paragonato la giustizia a un’auto di cui si conosce bene il funzionamento, ma che nessuno vuole toccare. “Se non fosse un sì grave problema, la definirei una situazione tra il paradossale e il ridicolo – ha detto –. Cominciamo a chiamare un semplice elettrauto che sistemi la batteria del filtro processuale e l’alternatore dei riti alternativi”. La soluzione, secondo il magistrato, è di ridurre il carico dei processi che arrivano davanti a un giudice, non aumentarlo.
