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VERBANIA – 04-02-2020 – Solo la Lega, con una stampella civica.

Il dibattito sulla sanità scaturito ieri sera nel Consiglio comunale di Verbania dalla “mozione urgente” proposta dal Carroccio per sostenere il piano di riassetto sanitario del Vco ha diviso anche il centrodestra. Il documento puntellava i piani annunciati in ottobre dal governatore Alberto Cirio e dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi, rilanciando la versione leghista della sanità, cioè l’ingresso dei privati a un “Castelli” declassato e succursale del nuovo ospedale di Domo. Una versione che va oltre alle linee guida anticipate dai vertici piemontesi, che hanno sempre parlato per Verbania di sanità pubblica.

Oltre le premesse, che ribadiscono l’esigenza di non togliere a Verbania l’ospedale a favore di un unico presidio provinciale, il dispositivo chiedeva a sindaco e giunta di “promuovere ad ogni livello istituzionale (…) il mantenimento dell’ospedale Castelli come ospedale cittadino con il potenziamento immediato del Dea per le emergenze e i reparti” e di “promuovere (…) incontri per informare la cittadinanza sulle ricadute positive di una partecipazione nella gestione dell’ospedale Castelli con una società mista con il soggetto pubblico quale socio maggioritario e l’avvio delle procedure di partecipazione di società private nella gestione dei servizi ospedalieri e sanitari”.

Al momento del voto i “sì” sono stati tre: quelli dei leghisti Michael Immovilli e Luigi Airoldi, proponenti l’ordine del giorno; e quello di Giorgio Tigano della civica “Insieme per Verbania” che, diversamente dal suo gruppo (anche se Sara Bignardi s’è astenuta), sostiene il mantenimento degli ospedali esistenti. Contrari tutti gli altri presenti in aula al momento del voto: la maggioranza (Pd, La Verbania del sì, Viva Verbania, Comunità.vb) ma anche i gruppi di minoranza Prima Verbania, Insieme per Verbania e Fratelli d’Italia. L’esponente di Forza Italia Mirella Cristina aveva lasciato l’aula in precedenza, così come Roberto Campana del Movimento 5 Stelle.