VERBANIA – 07-02-2020 – Un ritocco al codice
e la cattedra è arrivata. È stato un’alterazione nell’autocertificazione, che le ha fatto guadagnare punti e salire nella graduatoria, il motivo che ha portato a processo al Tribunale di Verbania una professoressa. Nell’anno scolastico 2017/2018 ottenne la supplenza per insegnare materie tecniche in un istituto superiore della provincia. Il preside la scelse pescando dalle graduatorie che vengono formate sulla base di quanto autocertificano gli aspiranti prof. La donna, in particolare, aveva indicato come esperienza pregressa -scrivendo un apposito codice di una lettera e tre cifre- l’insegnamento di una specifica materia che, in realtà, non l’aveva vista assunta. Questo le aveva alzato il punteggio da 19,5 a 26,5 punti, permettendolo di sopravanzare sette colleghi e di avere l’incarico. Mancando del tutto un sistema di controllo, l’alterazione era passata inosservata sin quando il preside non aveva raccolto voci di un possibile “ritocco”. Accertando egli stesso la discrepanza, aveva proceduto con la decadenza in seguito alla quale era avvenuto il licenziamento. La vicenda ha avuto poi uno strascico penale perché la docente è stata rinviata a giudizio con l’accusa di falso in atto pubblico. Al giudice Rosa Maria Fornelli ha spiegato di aver commesso un errore in buona fede, ma il magistrato l’ha condannata a un mese (il pm Maria Portalupi ne aveva chiesti due), convertiti in 7.500 euro di multa che non pagherà perché ha avuto il beneficio della sospensione della pena.