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cirio lascaris

TORINO – 12-02-2020 – Non s’è dimesso,

non ha replicato, ma la sua posizione politica resta critica. Il giorno dopo aver spedito -annunciata via stampa- la lettera in cui chiedono al presidente Atc Piemonte Nord Luigi Songa di rimuovere i gadget nostalgici del Ventennio dal suo ufficio, invitandolo a dimettersi, il governatore Alberto Cirio e il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia hanno portato il “caso Songa” a Palazzo Lascaris. Con una linea politica -quella delle dimissioni- già segnata, almeno nella richiesta formale, il dibattito è stato una sorta di tutti contro uno. Solo Fratelli d’Italia, il partito di cui l’omegnese è segretario provinciale del Vco, l’ha difeso. Non tanto nel merito della questione, perché è unanime il parere che il busto stilizzato del Duce e i libri sul fascismo non debbano stare in un ufficio pubblico; quando nel metodo, perché anziché chiederne pubblicamente la testa si sarebbe potuto pretendere spiegazioni.

A prescindere dai commenti, sul tavolo resta la lettera dei due presidenti, che è stata letta in aula, e che li espone in prima persona riducendo lo spazio politico per un ripensamento, tanto più che per le dimissioni si sono espressi il capogruppo della Lega Alberto Preioni e quello di Forza Italia Paolo Ruzzola, cioè le altre due forze – con Fratelli d’Italia – della maggioranza di centrodestra che da giugno guida il Piemonte.

Tutto è rimesso alle segreterie politiche, ma anche al diretto interessato. Che, se si impuntasse e non lasciasse il posto, creerebbe un’impasse risolvibile solo con la sfiducia dei restanti quattro membri del cda. Di questi, due sono di minoranza: Piergiacomo Baroni di Demos (civica di sinistra) ed Emiliano Marino del Pd. Per la maggioranza c’è Leo Spataro, novarese di Forza Italia, e Marco Marchioni, leghista di Baveno. Quest’ultimo era stato designato presidente in autunno, salvo risultare incompatibile perché presidente del Consiglio dell’Unione dei comuni di cui fa parte Baveno.