VERBANIA – 10.11.2015 – Richieste di rinvio a giudizio, patteggiamenti e riti alternativi.
Domani è il giorno di firmopoli, il giorno in cui di fronte al gup del tribunale compariranno gli otto imputati di aver alterato le elezioni comunali di Verbania del 2014 presentando liste contenti firme false o firme genuine non regolarmente autenticate. Il sostituto procuratore Nicola Mezzina chiede il rinvio a giudizio per Marco Zacchera, Luigi Songa, Antonio Tambolla, Antonio Di Tullio, Giuseppe Grieco, Diego Brignoli, Marco Campanini e Giulio Lapidari. Le posizioni sono diverse, ma le strategie difensive sembrano convergere e gli avvocati difensori sono tutti, o quasi, propensi a chiedere il patteggiamento. Per chi non ha accuse di falso la pena potrebbe contenersi sotto i 6 mesi, mentre chi è accusato dei falsi potrebbe restare al di sotto dell’anno. Il patteggiamento è concordare una pena con l’accusa e con il beneplacito del magistrato giudicante. Secondo l’articolo 445 del codice di procedura penale "salve diverse disposizioni di legge, la sentenza è equiparata a una pronuncia di condanna".
Marco Zacchera
All’ex sindaco di Verbania e ex parlamentare vengono contestate 8 firme false apposte di suo pugno per la lista “Fratelli d’Italia-An”. È accusato anche di aver collaborato a raccogliere firme genuine autenticate in un secondo momento e di aver in qualche modo preso parte alla ”trasposizione” di alcuni dati – con relative sottoscrizioni – tra una lista e l’altra (“da Forza Italia” alla “Lega Nord-Indipendenti”), tutte riconducibili al candidato sindaco Mirella Cristina.
Luigi Songa
La perizia tecnica disposta dal pm attribuisce alla mano di Songa 8 firme apocrife di sottoscrittori e candidati. A Songa, che nel 2014 era consigliere provinciale, viene contestata anche la responsabilità di aver autenticato le presunte firme false di Zacchera, di Antonio Tambolla e Antonio Di Tullio, oltre a decine di firme regolari ma autenticate irregolarmente.
Antonio Tambolla
L’ex consigliare comunale avrebbe firmato al posto di 11 persone a sostegno di Forza Italia.
Antonio Di Tullio
Militante e candidato di "Fratelli d’Italia", secondo il pm ha firmato al posto dei due figli.
Marco Campanini
L’ex segretario provinciale della Lega Nord avrebbe autenticato irregolarmente alcune firme del "Movimento 5 Stelle" ma anche del "Movimento civico Insubria", tra le quali tre false.
Diego Brignoli
Come consigliere provinciale, il dimissionario presidente del Consiglio comunale è l’autenticatore di 17 firme che sono autentiche ma che non sarebbero state prese in sua presenza come prescrive la legge: 12 sono di “Verbania bene comune”, 4 di “Sinistra unita” (tutti a fianco di Silvia Marchionini), 1 dei “CittadiniConVoi” di Carlo Bava.
Giuseppe Grieco
Già vicesindaco a Verbania, vicepresidente in Provincia e revisore dei conti di Verbania, Grieco deve rispondere di 21 firme del Pd genuine ma mal raccolte, tra le quali anche alcune prese in questura nei locali dell’associazione polizia di stato.
Giulio Lapidari
Il farmacista omegnese, assessore comunale nella giunta Quaretta, era il consigliere provinciale che s’è prestato a autenticare le firme di “LiberiAmo Verbania” di Stefano Gaggiotti: 12 sarebbero state da lui autenticate a posteriori.
Parti offese e parti civili
Le parti offese sono quattro: due sottoscrittori che, di fronte alla pg, nel disconoscere la propria firma hanno presentato querela chiedendo che venga perseguito l’autore del falso; oltre a Marco Parachini e Valentina Incerto, rispettivamente candidato sindaco per Comunità.vb e Ncd (le uniche due liste uscite indenni dall’indagine) e capolista di Comunità.vb.