VCO-4-3-2020 -- Nel clamore
suscitato dalle immagini drammatiche di bambini che muoiono tentando di raggiungere l’Europa insieme ai loro genitori un altro dramma rischia di passare sotto silenzio, nonostante qualche inchiesta giornalistica ogni tanto ne parli: quello dei minorenni che arrivano nel nostro Paese abbandonati a se stessi, spesso prede di organizzazioni criminali. Molti di loro spariscono letteralmente nel nulla, a dimostrazione di quanto sia necessario che qualcuno si faccia carico della loro sorte. Questo “qualcuno” sono i “Tutori Volontari di Minori non Accompagnati”, privati cittadini disposti a diventare rappresentanti legali di un minorenne straniero giunto in Italia senza adulti di riferimento. Non è un compito facile: il tutore deve fare in modo che sia garantito al minore il rispetto dei suoi diritti senza alcuna discriminazione, ma deve anche promuovere il suo benessere psicofisico, adoperarsi perché segua i percorsi di educazione e integrazione, vigilare che il minore abbia accoglienza, sicurezza e protezione, eventualmente anche amministrare il suo patrimonio, se esiste. Per questo esistono appositi corsi di formazione, uno dei quali prenderà il via a Torino il prossimo 14 marzo. Ad organizzarlo sono l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) in collaborazione con il Ministero dell’interno e la Regione Piemonte. L’Agia è un’autorità indipendente istituita con la legge 112 del 2011 per attuare in Italia la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza firmata dal nostro Paese nel 1991. Il FAMI è uno strumento finanziario istituito dall’Unione Europea nel 2014 per promuovere la gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio. Per candidarsi a divenire tutore volontario bisogna aver compiuto 25 anni, godere dei diritti civili e politici, non aver subito condanne né avere in corso procedimenti penali, misure di sicurezza o di prevenzione. Anche gli stranieri residenti in Italia possono diventare tutori volontari, a condizione che abbiano un’adeguata e comprovata conoscenza della lingua italiana e un permesso di soggiorno, se extracomunitari. Il tutore volontario non è necessariamente affidatario del minore e neppure è obbligato ad ospitarlo a casa sua: i minori non accompagnati vengono normalmente collocati presso strutture di accoglienza o famiglie affidatarie. Per diventare tutori volontari è necessario rispondere al bando di formazione e selezione del Garante della propria Regione (qui i recapiti della Rete dei Garanti) e seguire un corso di formazione: tutte le informazioni si trovano al link: https://tutelavolontaria.garanteinfanzia.org/il-progetto-di-sviluppo-fami
Maueo Zuccari
