TORINO - 05-03-2020-- Fischione,
canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile. E' l'elenco di 15 specie, quasi tutte di uccelli, che la Regione potrebbe tornare a inserire nell'elenco delle specie cacciabili da dove erano state cassate nel 2018. La denuncia arriva dal "Tavolo Animali & Ambiente" cui aderiscono una serie di associazioni animaliste. In Prima Commissione Bilancio è all’ordine del giorno da lunedì 2 marzo 2020 il disegno di legge n. 83 “Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2020”. In particolare - spiegano gli animalisti - l’art. 16 del d.d.l. modifica, abrogandolo, il comma 5 dell’articolo 2 della Legge Regionale n. 5/2018 e ripristina la possibilità di cacciare ben 15 specie".
"L’iniziativa ci pare del tutto fuori luogo e priva di alcuna giustificazione - si legge nel comunicato -. Si tratta infatti di uccelli di piccole dimensioni e con abitudini alimentari prevalentemente insettivore, utili quindi a tenere sotto controllo la proliferazione di specie dannose per le colture agricole (allodola, merlo). In altri casi le specie oggetto della proposta esibiscono carattere migratorio e sono comunque presenti nella nostra Regione con numeri estremamente ridotti. La pernice bianca è specie in sofferenza su tutto l’arco alpino, mentre non esistono dati sulla consistenza numerica della lepre variabile, che è comunque certamente molto ridotta. Numerose specie sono particolarmente tutelate a livello comunitario: pavoncella, combattente e moriglione sono classificate come Specie di Interesse Conservazionistico di livello 2 (specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa, dove presenta uno stato di conservazione sfavorevole) mentre canapiglia, codone, marzaiola, mestolone, frullino, allodola risultano essere SPEC 3 ( specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole).
Teniamo inoltre a precisare che nessuna delle 15 specie è responsabile di danni all’agricoltura o ad altre attività antropiche degni di rilievo: il loro prelievo venatorio, quindi, assume unicamente finalità di tipo ludico e nessuna giustificazione di riequilibrio ambientale o faunistico può essere addotta in suo appoggio".
La critica alla decisone della giunta Cirio è più ampia: "Lo stesso raggruppamento politico di centrodestra, guidato allora da Cota, che nel 2012 aveva abrogato la L.R. 70/96 al solo scopo di impedire il Referendum regionale contro la caccia si appresta ora ad introdurre nel nostro ordinamento una serie di modifiche legislative che, se accolte, ci porteranno indietro di trent’anni". Oltre all'incremento delle specie cacciabili, le associazioni denunciano "l'azzeramento del legame cacciatore-territorio, la caccia di selezione agli ungulati anche in orario notturno, l'agevolazione dell’arrivo in Piemonte di cacciatori foranei ora limitato tra il 5% e il 10%, le immissioni di animali d’allevamento “pronta caccia” tutto l’anno e infine la cancellazione della norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni, divieto, quello dei proprietari, ritenuto peraltro legittimo dalla Corte Costituzionale, superando così quanto previsto dall’art. 842 C.C".
Le associazioni del Tavolo Animali & Ambiente chiedono in definitiva al Consiglio regionale e alla Giunta regionale che le disposizioni sulla caccia siano stralciate dal DDL n. 83/2020.
