CANTON TICINO - 08-03-2020-- A chiarire i dubbi
dei frontalieri ancora incerti sulla possibilità o meno di continuare recarsi al lavoro oltreconfoine, è giunta in mattinata la rassicurazione del parlamentare Enrico Borghi che chiarisce come i ministeri degli esteri di Roma e Berna si sono parlati per fare luce sulle conseguenze del provvedimento che pone Lombardia e Alto Piemonte in "zona rossa" sui lavoratori frontalieri. "Grazie a questa interlocuzione - afferma il deputato Dem - è stato chiarito che i nostri frontalieri che non possono utilizzare il telelavoro o le modalità di smart working potranno recarsi quotidianamente al lavoro oltreconfine, rientrando nella fattispecie delle 'comprovate esigenze lavorative'. Abbiamo inoltre chiesto alle autorità ticinesi di mettere in campo iniziative simili a quelle italiane per promuovere e facilitare le modalità di lavoro da casa anche nel Canton Ticino. Registriamo positivamente, anche alla luce dell'importanza per la Svizzera dell'opera dei nostri frontalieri, che a Bellinzona si sta lavorando in questa direzione". Intanto sulle pagine social dei gruppi di frontalieri regna in alcuni casi l'incertezza. C'è chi afferma che la ditta comunicherà solo domani (lunedì) la decisone; chi - come i lavoratori della sanità - hanno avuto precise rassicurazioni, tanto più che proprio in questo momento i vicini cantoni non possono fare a meno del lavoro degli italiani. Non mancano le aziende (tra queste la televisione RSI) che ha già lasciato i lavoratori italiani a casa da alcuni giorni. La Lega dei Ticinesi, intanto, ha ripetutamente chiesto di chiudere le frontiere, decisione che però spetta alle autorità federali e non a quelle cantonali. Da Berna confermano (comunicato ore 18) che le frontiere tra Svizzera e Italia restano aperte. I controlli saranno rigorosi da parte delle autorità italiane (richiesta del permesso G), che hanno assicurato che faranno di tutto per far rispettare il decreto.
