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coronavirus scritta azzurra

TORINO - 16-03-2020 -- "Il coronavirus e

i rischi economici da fiscalità inerziale" è il titolo del documento prodotto dal Coordinamento degli Ordini dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del Piemonte e della Valle d’Aosta e sottoscritto dai presidenti di tutti gli ordini dei Commercialisti delle province piemontesi. Lo proponiamo nella sua interezza.

Il Coronavirus rischia di fare molte vittime anche in termini economici, oltre che clinici.
Pur nell’evidenza di una situazione decisamente drammatica, e come tale sicuramente difficile da gestire, stiamo probabilmente toccando i minimi possibili in ogni ambito del Paese, e dico questo non per cavalcare, come effettivamente avvenuto da parte di alcune minoranze politiche, una demagogia imperante, ma per provare a reagire, vista la gravità del momento, ad una crisi di valori e di cultura che sta toccando, in questo momento, il suo apice anche mediatico.
Proviamo a reagire e chiediamo ai nostri governanti pochi comportamenti, ma efficaci.
Innanzitutto, una sospensione immediata dei versamenti tributari e contributivi per tutte le aziende, perché la crisi non tocca solo le aziende dei settori turistico alberghieri, ma tutte le imprese, che guardano al proprio futuro con apprensione, per potere - per lo meno - continuare a pagare gli stipendi ai propri dipendenti e onorare le scadenze dei propri fornitori che, a loro volta, dovranno onorare i propri impegni nei confronti dei rispettivi dipendenti e fornitori.
E ben venga se qualche azienda, per spirito di servizio e perché ha ampie risorse a propria disposizione, vorrà versare quanto dovuto allo Stato.
In secondo luogo, un sensibile supporto al sistema bancario.
Si sta chiedendo agli istituti di credito di accettare la sospensione del rimborso delle rate di mutuo e questo, tenuto conto delle garanzie raccolte al momento dell’erogazione di tali finanziamenti, può essere probabilmente accettato anche da tali imprese che non hanno, però, come fine il mutuo soccorso, ma vivono, anche grazie al supporto dei soci, prestando il denaro per raccoglierne un margine di intermediazione che permetta loro di pagare i propri costi ed evidenziare un risultato che ci si augura positivo in ogni intrapresa economica.
La Borsa oggi valuta tali imprese non più della metà del loro patrimonio netto, evidenziando così l’attesa di perdite rilevanti sui crediti che le stesse evidenziano verso la clientela.
E allora non si può chiedere loro di supportare ulteriormente la clientela, il cui rating oggi sarà sicuramente peggiorato rispetto a quello che potevano vantare anche solo poche settimane or sono, immettendo sul mercato nuova liquidità con nuovi finanziamenti a supporto delle imprese.
Lo Stato, il nostro Stato, deve garantire integralmente, e non in una percentuale anche elevata come le bozze di decreto sembrano prospettare, tali affidamenti, altrimenti nessuno – e dico nessun membro degli organi amministrativi delle banche - potrà affidare anche la propria migliore clientela a cuor leggero senza rischiare personalmente - domani - di essere accusato di mala gestio. Siamo in una situazione non solo straordinaria, ma di totale emergenza e, peraltro, non siamo in grado di affrontarla dal punto di vista delle capacità culturali e psicologiche.
Se i nostri genitori questa situazione di ricchezza generalizzata sono stati capaci di crearla, con sudore e sacrificio, noi figli non siamo capaci di viverla con lo stesso spirito e abbiamo bisogno di sostegno da parte del nostro Stato. Ad esso dobbiamo chiedere di esprimere agli organi di comando europeo di non nascondersi dietro allo spread o alla suddivisione dei contributi, ma di uniformare i propri comportamenti nel continente per evitare nuovi fenomeni di Brexit che, altrimenti, si verificheranno dopodomani mattina.
Oggi quasi tutti ci prestiamo in maniera ordinata al sacrificio che oggi, a macchia di leopardo, ci viene richiesto da uno Stato che spesso critichiamo aspramente, nella prospettiva di un bene comune. Ma, al momento del presunto termine di decorrenza dei contagi, se non verranno concordati comportamenti omogenei a livello comunitario, dovremo chiudere tutte le frontiere per tutelarci da quei paesi che, da una parte, ci chiedono rigidi limiti al deficit, per poi non uniformarsi ad altrettanto rigide regole che possano contribuire a limitare il contagio. E questo, per non assistere, altrimenti, al sacrificio di troppe vittime riconducibili, probabilmente a quella parte della popolazione, gli anziani, che hanno creato nel passato le basi per un generale miglioramento delle condizioni di vita di tutti di cui oggi possiamo godere.
A questo si aggiunga che il nostro Paese vede ancora un numero elevato di piccole e medie imprese che da questa crisi rischiano di essere più coinvolte per deficienze strutturali di contenimento del rischio, prospettando una situazione che sembra assumere connotati decisamente neri.
E allora proprio noi, i commercialisti, che queste aziende conosciamo molto bene, rappresentando i primi ausiliari dell’imprenditore, siamo a richiediere una presa di posizione forte che possa creare le aspettative per una ripartenza immediata assolutamente necessaria per poter invertire in tempi rapidi il segno negativo cui ci stiamo abituando in questi giorni guardando non solo la Borsa, ma semplicemente il livello dei nostri ricavi e, ancor peggio, dei nostri incassi.
Non sappiamo se sarà necessario superare i limiti di deficit o stampare moneta, ma non abbiamo molto tempo per reagire.
La nostra Italia che, ancora oggi, si unisce per applaudire anche solo “in remoto”, i medici ed infermieri che non hanno fatto mancare il loro supporto agli ammalati, o si congiunge idealmente esponendo i tricolori ai balconi, ha bisogno di serie prese di posizione dall’Esecutivo, così come ha fatto il nostro Presidente della Repubblica reagendo alle assurde dichiarazioni di Christine Lagarde.
Proviamo a reagire tutti, con i fatti e senza demagogia spicciola. Il nostro Paese, così vituperato, rappresenta comunque il luogo dove vorrebbero vivere gran parte dei cittadini del mondo che vogliono, al contempo, mangiare italiano, bere italiano, vestire italiano.
Non siamo italiani solo ai Mondiali di Calcio, lo siamo ancor di più oggi.
E abbiamo bisogno di risposte, possibilmente, immediate ... tutti ... azienda e professionisti, ma la speranza è sempre l’ultima a morire!
I Presidenti degli Odcec di:

Alessandria – Claudio Incaminato

Aosta – Andrea Bo
Asti – Angelo Dabbene
Biella – Domenico Calvelli
Cuneo – Nicola Gaiero
Novara – Mauro Nicola
Torino – Luca Asvisio
Verbano Cusio Ossola – Stefano Noro

Vercelli – Paolo Moretti