VCO - 24-03-2020 -- La sveglia suona,
sono le 6 e 45 ma è già 2 ore che sono sveglio perché 1000 pensieri mi passano per la testa. Salgo in macchina e vado in sede operativa e per strada non incontro quasi anima viva e ripenso a quando mi arrabbiavo se incontravo il solito camion che mi faceva perdere qualche minuto...
Ok sono le 8 e siamo operativi, dopo aver provato la temperatura a me stesso e a chi fa il turno con me sperando che non superi i 37,5 se no si torna a casa, guardiamo in telefono e con qualche battuta per sdrammatizzare, tutti speriamo che non debba mai suonare.
Non passa molto ed eccoci, è la centrale operativa di Novara, una voce femmine, dolce e gentile mi chede, ragazzi ci siete? Mi spiace ma l'ambulanza medicalizzata non è disponibile, vi devo mandare su un codice giallo 03 kilo, mi raccomando prendete tutte le precauzioni e chiamatemi appena siete sul target!
Se fino a 2 mesi fa un codice giallo respiratorio era un intervento di normale routine oggi purtroppo non è così. Oggi al 90% un covid-19.
Ok! andiamo, si ma non come prima semplicemente verso il target, oggi no! Prima dobbiamo proteggertci, dobbiamo impiegare almeno 10 - 15 minuti per vestirci di tuta, calzari, guanti, maschera, occhiali e scudo facciale. Si parte, io al volante e la mia partner nella cellula sanitari, ma se prima bastava solo uno sguardo per intenderci come affrontare l'intervento ora non si può più, la porta tra vano sanitario e cabina è chiusa, gli occhiali sono appannati e la sirena offusca le nostre parole. Arriviati seguiamo il nuovo protocollo che ci impedisce di avere un "contatto umano" con il paziente, facciamo le domande di rito, riferisco i parametri vitali alla CO di Novara, somministriamo ossigeno al paziente e via... si va al dea di Domo.
Sto guidando e la sirena la sento lontana, quardo dallo specchietto retrovisore per capire se dietro va tutto bene e vedo la mia collega che se qualche settimana fa sedeva al fianco del paziente per supportarlo psicologicamente ora gli sta alle spalle senza poterlo nemmeno guardare negli occhi. Mentre la strada scorre sotto di noi penso a lui, a cosa sta pensando, a cosa pensava sua moglie quando l'ha salutato mentre siliva in ambulanza. Ripenso nuovamente a lui, alle poche cosa che si è portato con se, a quando potrà sentire o rivedere i suoi cari, a dove lo trasferiranno se sarà più grave del previsto e... e poi siamo al dea, lo accompagmo in sala emergenza sapendo che da oggi in poi non vedrà altro che persone abbardate come astronauti che cercheranno con tutti i loro sforzi possibili di farlo tornare a casa dai suoi cari.
Ok siamo fuori dal dea e nei 40 minuti che impieghiamo per sanificare l'ambulanza tra di noi c'è silenzio e spero che ogni nostra goccia di sudore sotto a quelle tute asfissianti sia servita a qualcosa. Si torna in sede, qualche parola per sdrammatizzare e il turno finisce... finalmente a casa, si ma vuota, mangio, faccio un paio di telefonate per sentire qualche voce amica, una videochiamata a mia figlia che non so quando potrò baciarla e stringerla a me nuovamente e poi a letto sicuro del mio appuntamento delle 4 e 45 con i miei 1000 pensieri.
Voi rimanete a casa noi non possiamo!!!!
Un soccorritore 118