VERBANIA - 11-04-2020 -- Ieri abbiamo pubblicato
la notizia dei numerosi feretri che, nel dramma della crescita dei decessi dovuta al Covid-19, attendono di essere cremati a Pallanza e sono stati depositati nella chiesa di San Giuseppe a Pallanza. Qui di seguito riportiamo la precisazione fattaci pervenire dal comune di Verbania.
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In merito all'articolo comparso ieri sulla vostra testata giornalistica sul forno crematorio di Verbania, ci preme sottolineare una inesattezza presente nel vostro pezzo.
Il forno del Comune dalla metà di marzo lavora a pieno regime, sei giorni su sei, con i dipendenti comunali che svolgono le ore di straordinario autorizzate, oltre le 10 ore settimanali. Gli operatori stanno lavorando corrispondendo con serietà e professionalità alla crisi generale in atto e dando la massima disponibilità operativa.
Il forno sta dando un servizio che supera evidentemente le esigenze di Verbania: un terzo delle cremazioni riguarda i residenti, un altro terzo proviene dall'ambito provinciale e il restante da fuori provincia.
La verifica periodica dell'impianto ha dato in settimana esito favorevole.
In merito alle bare, non più in deposito all'obitorio, sono state appoggiate da martedì presso la chiesa di San Giuseppe a Pallanza, e ringraziamo per la collaborazione don Roberto. La collaborazione con le imprese funebri e positiva e contrassegnata da sensibilità per il momento che stiamo vivendo.
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Nessuno ha mai messo in discussione serietà e professionalità degli operatori. Né è indubbio che il forno lavora più di prima e con la positiva collaborazione e sensibilità di parroco e imprese di pompe funebri. Non ci aspetta niente di diverso in giorni come questi. Letta, non con gli occhi del burocrate, la vicenda appare diversa. Negli ospedali, nelle case di riposo, nelle proprie abitazioni, ci sono persone che muoiono tutti i giorni. Spesso da sole, senza che i propri cari possano dar loro l’ultimo saluto, in vita e da morti. Ci sono famiglie che attendono il ritorno dell’urna cineraria per piangere gli affetti di una vita. I feretri accumulati nella chiesa di San Giuseppe a Pallanza (ma ce ne sono altre nei camposanti dei comuni vicini), sono il simbolo di quest’emergenza, come i camion dell’esercito che portano via i morti da Bergamo, come le fosse comuni di New York. In Lombardia ci sono impianti che lavorano ormai da tempo h24, sette giorni su sette. Addirittura non basta e, per questo, è stata chiesta la disponibilità delle strutture vicine, anche in Piemonte. Verbania legittimamente ha scelto di non accogliere i feretri di Bergamo e ora che la necessità s’è tristemente manifestata anche qui, serve una risposta pari all’emergenza. Si sta facendo di più? Sì. Ma si può andare oltre, ricorrendo a misure che non siano le “ore di straordinario autorizzate”? La domanda è legittima, e questo è il senso dell’articolo di ieri. Questa è la risposta attesa, ma non tanto per il sottoscritto, quanto per le famiglie dei defunti che hanno, ritengo, il diritto di sapere se è proprio indispensabile attendere giorni o settimane il ritorno di quanto resta dei loro cari (m.p.)