COLLORO- 13-04-2020-- Senza COVID19 ci sarebbe stata
sicuramente una ricorrenza pubblica per ricordare il 75° anniversario dell’attacco tedesco a Colloro, frazione montana del Comune di Premosello Chiovenda che durante la Resistenza costituì una vera e propria base per i partigiani, in particolare quelli della Divisione “Valdossola”, i fazzoletti verdi del magg. Dionigi Superti.
A fine luglio del 1944 proprio a Colloro si era svolta una riunione del comandanti partigiani operanti nella zona, per predisporre azioni congiunte tra le diverse formazioni e anche dopo la caduta della “Repubblica dell’Ossola”, nell’autunno successivo, la frazione continuò ad ospitare i partigiani rimasti sul territorio e che periodicamente attaccavano i presidi circostanti.
Non è perciò casuale che nelle ultime settimane di guerra, al fine probabilmente di effettuare una azione punitiva e nel contempo di alleggerimento sulla via di ritirata vista l’imminente sconfitta, un reparto tedesco attaccò nelle prime ore del 14 aprile 1945 proprio Colloro.
Alle ore 4,30 i primi colpi di mortaio esplosero al Riacciolo, sopra le ultime case di Premosello e poi via via sempre più su, avendo come bersagli finali la casa del Cappellano, base logistica partigiana, il circolo adibito a magazzino-dormitorio e la casa Varetta che ospitava il comando.
A colpire la frazione erano due le batterie di mortai da 81, la prima collocata a Sant’Agostino vecchio e l’altra al campo sportivo, che spararono quasi una novantina di bombe sull’abitato e nei dintorni.
Era il fuoco di preparazione per aprire la strada a tre colonne di truppa, la prima salita dalle mulattiere da Premosello, una seconda che da Vogogna aveva raggiunto la sovrastante frazione di Capraga e di qui, dopo aver terrorizzato le poche persone anziane che vi abitavano, calò su Colloro, mentre una terza proveniva dalla valle del Rio Crott verso Cuzzago, passando dall’alpe Sciarina per intercettare i fuggiaschi colloresi sui sentieri verso Lut e la Val Grande, ma imprevedibilmente bloccata da un pastore che tolse il tavolame che consentiva il transito in un punto di passaggio obbligato e pericoloso, costringendola al ripiegamento.
Le case di Colloro furono oggetto di spoliazioni e saccheggi, la popolazione ammassata nella piazza sotto la chiesa di san Gottardo, minacciata di fucilazione non avendo trovato i partigiani che, invece, erano nel sovrastante alpeggio della Cola guardando con un cannocchiale lo svolgersi dei fatti ma senza fortunatamente aprire il fuoco, azione che avrebbe portato al sicuro eccidio dei civili.
Davanti alle minacce dei tedeschi, il cappellano don Carlo Tosi rivolgendosi all’ufficiale comandante si offrì in cambio degli ostaggi, affinché fosse loro risparmiata la vita, ma fortunatamente di fronte all’insuccesso dell’attacco e del rastrellamento che non poté provare la presenza di partigiani nell’abitato, a metà mattina la truppa ridiscese a Premosello e caricata sugli autocarri tornò alle proprie basi del Lago Maggiore.
Dieci giorni dopo il presidio delle Brigate nere di Premosello lasciava nottetempo la scuola elementare, divenuta da mesi loro caserma fortificata e ripiegava per riunirsi con la colonna in ritirata verso la Lombardia. Premosello e Colloro vivevano il primo giorno di libertà e pace ritrovate.