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santini raffaele

GHIFFA – 17-04-2020 -- “Al settore servono certezze

e, soprattutto, liquidità. E subito”. Prima ancora di parlare della fase-2 e del domani, Raffaele Santini guarda all’oggi. Cinquant’anni, originario della Campania ma da decenni trapiantato sul Lago Maggiore, Santini è un ristoratore. Contitolare -con il socio Armando Ducale- di due locali a Cannero Riviera e Verbania (Magnolia e Concordia) vive in prima persona le grandi difficoltà delle sue attività, dei colleghi e del settore.
“Siamo chiari: la stagione è compromessa. Veniamo da un inverno che è stato sotto tono e ci aspettavamo di rifarci con la primavera. Adesso siamo bloccati e non sappiamo nemmeno quando potremo riaprire e in quali condizioni”.
L’incertezza domina l’intero comparto turistico. Qual è la situazione locale? “C’è turismo e turismo… Il nostro, sui laghi, è legato in gran parte alle presenze straniere. Non si vive della clientela locale che, alla ripresa, dubito sarà comunque un fattore tra norme sanitarie e, soprattutto, disponibilità finanziaria delle famiglie”.
Qual è lo stato d’animo della categoria? “Dalle informazioni che raccolgo più della metà di alberghi, residence e altre strutture rischiano di non aprire. Senza parlare, poi, di chi possiede seconde case. Italiani e stranieri difficilmente arriveranno. A Verbania la maggior parte di ristoranti e trattorie sono piccole realtà legate alle attività commerciali con cui si lavora in collaborazione. Siamo un paese di confine e abbiamo una clientela per la maggior parte svizzera”.
La ripartenza, la cosiddetta fase-2, potrebbe essere imminente. “Al momento ci sono solo ipotesi, mentre servirebbero certezze. Si parla comunque di apertura con misure adeguate, con guanti, mascherine e usando la distanza di sicurezza. Andare al ristorante con la famiglia sembrerà quasi di andare all'ospedale… Tutto sommato lo potremmo accettare, però vorrebbe dire dimezzare i posti a tavola, ridurre il personale, abbassare i costi. E vorrebbe dire chiedere ai proprietari di rivalutare gli affitti. Il tutto senza garanzie perché i clienti potrebbero non esserci ugualmente”.
Quali sono le soluzioni? “Le soluzioni vanno studiate e io mi auguro che, in questa fase vengano ascoltati anche tecnici del turismo. In concreto e nell’immediato, c’è una sola risposta: liquidità. Le nostre società sono inchiodate da due mesi e, anche potendo ripartire, serve denaro. Lo Stato dovrebbe erogare ai ristoranti il 20% del fatturato dell’anno precedente. Sono soldi che tornerebbero subito in circolazione e che spenderemmo per pagare il personale, i fornitori e anche le tasse. Sarebbe ossigeno per tutta la filiera. La mia è una riflessione e una proposta, senza fini polemici. Questo non è il momento di fare polemiche ma, se vogliamo che ‘tutto andrà bene, è l’ora di fare qualcosa”.