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corsia ospedale

DOMODOSSOLA- 20-04-2015- Il sindacato Fimgg (Federazione Italiana Medici di Famiglia) ha accusato

i "comitati" pro Dea ossolani di non essere a conoscenza delle vere problematiche della sanità,  e che parlare di Dea significa fare politica, facendo così reagire i vari comitati ossolani, ma anche il sindacato dei pediatri, con una serie di comunicati stampa, che riportiamo qui sotto integralmente partendo dal primo emesso, quello di Sos Ossola:


Comunicato Sos Ossola firmato dal presidente Bernardino Gallo:
Il sindacato Fimgg sostiene che parlare di Dea nel Vco è fare politica, che di Dea se ne possa parlare prescindendo dall'ospedale e se la prende con associazioni e "comitati" vari accusandoli di non sapere di cosa parlino.
La mia risposta è che è Politica la scelta di togliere un Dea nel Vco, dei servizi territoriali non si possa parlare a prescindere dall'ubicazione del Dea, come da direttive e normative nazionali che ho pubblicato in precedenti comunicati, e che le associazioni sono comunque portatrici di importanti istanze popolari nel momento che partiti e istituzioni sono carenti di democrazia. Sulla competenza sulla sanità rispondo, almeno per il mio gruppo, affermando che siamo molto ferrati e disponibili a qualsiasi confronto per chiarirci le idee, soprattutto sui filtri per Deae ospedali che hanno una notevole esperienza in Ossola. Sui distretti in Ossola, rammento che li avevo creati come presidente Ussl 56 Ossola, poi smantellati. Concludo rammentando che a livello nazionale il sindacato che rappresentano, pone molti ostacoli al processo indicato dalle linee del Ministero della Sanità e aggiungo che mancano assolutamente i fondi per le strutture necessarie.

Ecco il comunicato del segretario provinciale Fimp Fabrizio Comaita
Dichiarare che il Dea sia un falso problema é sicuramente una nota stonata di Fimmg.
Andrebbe detto  esattamente il contrario: dove  collocare il Dea nel nostro territorio é il problema vero!!!
Se, da un lato, vanno riconosciute e tutelate le istanze della popolazione che vive nell'area più a sud della provincia, dall'altro possiamo assolutamente convenire - tecnicamente - che l'unico ospedale all'altezza di essere individuato - oggi - come sede di Dea di I livello, presente nel nostro territorio, sia quello di Domodossola.
Giustamente la rappresentanza dei sindaci in occasione dell'indicazione della sede - all'unanimità - ha indicato Domodossola.
L'adeguamento della rete ospedaliera imposto dalla necessità di rientrare dal default di bilancio ha posto in serie difficoltà i rappresentanti politici, tanto che  la Giunta Regionale non sa ancora trovare coraggio per manifestare una scelta.
Ma allora perché rimestare nel torbido?
La medicina territoriale é una parte importante della medicina, ma non é tutta la medicina. La Giunta Regionale ha ottenuto la possibilità di avviare uno studio nazionale sperimentale per la medicina territoriale nel nostro territorio... bene! Si avvii lo studio sperimentale senza altro indugio.
Come tecnici aiutiamo la Giunta Regionale - come ha fatto la collega Mellano, sindaco di Omegna-  ad effettuare la scelta più corretta per l'adeguamento della rete ospedaliera tenendo conto del contenimento della spesa sanitaria.
Perché Fimmg non dichiara da subito che é tecnicamente corretto e giusto individuare in Domodossola la sede Dea di I livello ed avviare immediatamente il progetto sperimentale della medicina territoriale in modo da fugare da ogni dubbio la loro dichiarazione non politica?
Ecco il comunicato del Moto:
                                                             
Se il sindacato Fimgg (Federazione Italiana Medici di Famiglia) accusa genericamente i "comitati" pro Dea di non sapere di cosa parlano, per certi versi ha anche ragione: il Moto (Movimento Ossolano Tutela Ospedale), per esempio, non ha una idea precisa del motivo per cui la politica regionale e provinciale, coadiuvata da associazioni e comitati compiacenti, da circa 15 anni miri a colpire a morte il San Biagio e il Castelli. Possiamo solo immaginare che il sabotaggio della  sanità pubblica sia condotto con metodo scientifico, dal potente di turno, forse allo scopo di creare spazio alla sanità privata convenzionata, miniera d'oro sia per le aziende, sia per gli "amici" delle aziende. Se così non fosse, rimaniamo in ansiosa attesa di sapere perché l'Italia è costellata di Punti Nascita (per fare un esempio) che vantano un numero di parti inferiore ai nostri, senza rischiare alcuna chiusura... (cogliamo l'occasione per ricordare, a quelli che sanno tutto, che l'Italia ha uno dei tassi di mortalità infantile più bassi al mondo grazie alla capillarità di tanti piccoli Punti Nascita e reparti materno-infantili "insignificanti" sul territorio).

Il Moto sa bene solo una cosa: la provincia del Vco, ossia un vasto territorio dal profilo orogeografico/viario particolarmente disagiato, non può rinunciare né al Deadi Verbania, né al Dea di Domodossola. In caso di chiusura di uno dei due Dea, una parte della collettività provinciale subirebbe un danno oggettivo e morale senza precedenti, pagando una scelta iniqua con un numero incalcolabile di vite; la salute è diritto fondamentale sancito dalla Costituzione, non può essere gestita con mentalità aziendale perché noi siamo persone, non risorse su cui lucrare!


Ecco il comunicato di Roberto Munizza del Tribunale per i Diritti del Malato

"La tutela della salute dei cittadini" è l'intendimento che condividiamo con il dr. Ravasio e il dr. Beltrami, rappresentanti della Federazione dei Medici di Medicina Generale: stare dalla parte degli utenti della sanità e tutelare i loro diritti costituisce la nostra medesima attività quotidiana.
Partendo da questo impegno comune e condiviso, mi permetto tuttavia di rilevare, contrariamente a quanto da loro dichiarato, che la tutela del diritto alla salute riguarda, eccome, la politica: parliamo ovviamente di politica sanitaria, con buona pace di chi ritiene che le politica sia solo occasione di polemiche e strumentalizzazioni.
Crediamo non si possa fare finta che la sanità sia avulsa dalle politiche (sanitarie) che la devono, sottolineo devono, governare; occorrerà casomai chiarirsi su cosa si intende per politica: una cosa è evitare le strumentalizzazioni partitiche ed elettoralistiche, su questo siamo concordi, altra è accostare l'argomento solo da un punto di vista meramente tecnico e che per tale motivo si pretende "puro", non inquinato da presunte intrusioni politiche.
É comprensibile che da parte dei medici di famiglia, non dubitando della loro onestà intellettuale, si affronti la questione dal punto di vista strettamente tecnico; mi si consentirà, però, di far osservare come tale atteggiamento si esponga al rischio che le soluzioni offerte siano tanto "pure" quanto teoriche. Credo occorra calare i progetti nella concretezza della loro attuazione, che comporta ad esempio scontrarsi con il tempo (lungo) richiesto per la loro realizzabilità o con le resistenze (forti) ad un cambiamento culturale.
È di ciò dunque che si occupa la politica sanitaria cui faccio riferimento. Questo significa che si possono avere idee e progetti, poi occorre attuare le corrette politiche per realizzarli.
La medicina territoriale e la medicina ospedaliera, certo al netto dell'ospedalizzazione impropria, sono le due gambe su cui si deve reggere il servizio sanitario: tali gambe devono procedere e camminare insieme nella loro integrazione per non fornire un servizio "zoppo" all'utenza e credo pertanto che tali argomenti vadano affrontati contestualmente.
In tale senso ritengo che il Dea non sia "un falso problema", come è stato dichiarato dalla Fimmg, bensì credo sia un punto nodale che vada sciolto e chiarito, proprio per avviare e costruire quel processo di riorganizzazione della medicina territoriale che tutti riteniamo indispensabile e non più rinviabile. Se vivessimo in un mondo ideale, sarebbe un falso problema; nel mondo reale, in cui facciamo le nostre battaglie per la sanità, è invece un problema concreto per il quale appunto occorre la politica: certo, una buona politica sanitaria.