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VERBANIA - 21-04-2020 --  Continuiamo

la pubblicazione degli scritti di studenti sul tema del Coronavirus e su come dal loro punto di vista di giovanissimi, percepiscono la realtà complessa di questi giorni: tra paure, regole ferree e il desiderio di normalità. Quello che segue è il controbuto di Eleonora De Antoni, al 4° anno di Liceo al Cobianchi.

Ciao sono Covid 19 e ho pochi mesi.
Io invece ho diciotto anni, ma ho capito che ciò che questo nemico così piccoletto ci ha dimostrato è molto più grande di noi:
È arrivato il momento di iniziare a spogliarci dei nostri vestiti da eroi homo sapiens sapiens .
La televisione è la nostra guida, molto insicura e inesperta, le pubblicità una volta frivole sono diventate manifesti di condotta morale e civile, ognuno è psicologo di sé stesso e degli altri.
È da un mese che ci spiegano come passare la quarantena, cosa cucinare, che esercizi fare, che giochi riscoprire, con chi stare e persino cosa pensare, il guaio è riuscire a impugnare le redini di questo pensiero, che di redini non ne ha.
Ma il tipo di rapporto e di convivenza da instaurare con il nostro cavallo, il nostro fulmineo pensiero, sta ad ognuno di noi deciderlo.
E penso che proprio qui si affollino le risposte alle nostre inesauribili domande, specialmente ora.
Tanti in questo momento stanno passeggiando fieri sulla spiaggia, schiacciando quel castello di sabbia che è l'unico nostro baluardo di sicurezza e protezione, frutto della sinergia della nostra macchina statale, che questa volta non parla di tasse, dispute e critiche, ma mostra il suo volto stanco, incerto e speranzoso, mostra gli occhi di un popolo inteso come insieme coeso che sa accudire, sa porgere la mano.
Chi in questi giorni pensa che il suo piede sia così potente da schiacciare i castelli, realizzati da chi i piedi li ha proprio come i suoi, sta strappando la maschera alla fragilità umana.
La presunzione è agnello.
Il coltivatore dell' insalata nel nostro piatto, il drago in giacca e cravatta della Silicon Valley, il bambino malato in chemioterapia, il nonno attaccato al respiratore, il criminale con la testa sulle sbarre fredde, il bambino con la pancia vuota e la ossa in vista...quello che fa la grandezza di ognuna di queste persone e di ognuno di noi, è il rapporto con le nostre idee, con i nostri obiettivi, con i nostri valori, è il modo in cui, quando il caso incrocia le braccia e ci blocca il passaggio, gli riconosciamo la sua potenza, amettiamo di essere deboli di carne, di avere tanti limiti da studiare ogni giorno, ma soprattutto di avere uno spirito solido, geniale ed immortale.
Eppure in queste situazioni, anche se mi duole ammetterlo, assomigliamo tanto alla bestia asociale da combattimento di Hobbes, in cui la presunzione fa da leone , inerme davanti al caso, sottomessa al potere per non autodistruggersi.
Dante e Ulisse ci ricordano però che possiamo sottrarci a questo nostro istinto bestiale: "Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza".
Io credo che tutti noi siamo capaci dell' "alto sentire" che Alfieri riservava a pochi e del perfetto equilibrio umano tra razionalità, lucidità, ingegno, passione e sentimento che i medici, gli infermieri e tutti lavoratori ora stanno mettendo in pratica.
Io spero che il patriottismo che straripa dal nostro meraviglioso inno e dalle immagini della nostra bella Italia non serva solo a bagnarci un po' gli occhi, a fare amicizia con il vicino di casa o a non buttare le carte per terra, io spero che si radichi in noi per fare capolino dal nostro cuore e renderci più empatici ogni volta che sentiamo di un popolo piegato dalla guerra, o senza case, o di uno in pericolo .
Allora l' amor di patria sarà visto come colonna portante degli abitanti della Terra, energia di tutte le genti e forse gli status symbol di cui ci adorniamo da secoli inizieranno a cadere davanti ai nostri visi sconfortati, in contrasto con quelli saggi dei paesi che queste gravi piaghe le affrontano da una vita.
Se è vero che dopo una grande crisi c'è sempre un importante passo avanti spero che il numero di decessi ci ricordi di cambiarci e di farlo presto, cosicché i bimbi appena nati, tra le braccia degli angeli in corsia, provino sulla loro pelle morbida l'aria fresca di una nuova era.
Non auguro di diventare essere umani perfetti, ma esseri umani più esseri umani, più grandi.