BELLINZONA - 21-04-2020 -- Il Ticino riparte,
non senza polemiche. Mentre in Italia è tutta ancora da decidere la Fase-2 del lockdown da coronavirus, ieri la Svizzera ha iniziato il ritorno alla normalità. Con l’avvio della settimana sono entrate in vigore le decisioni prese dal governo, cioè l’autorizzazione a riprendere l’attività dei cantieri edili con un numero di operai inferiore alle 10 unità, delle cave, e la ripresa (quasi a pieno regime) dell’attività giudiziaria nei tribunali.
Ciò ha determinato il ritorno oltreconfine di diversi frontalieri. Considerato che i valichi minori rimangono chiusi e che, proprio in concomitanza con l’allentamento delle misure di contenimento, sono stati intensificati i controlli, si sono create lunghe code in dogana.
Scettica sulle decisioni svizzere s’è detta il sindaco di Verbania Silvia Marchionini, che ha scritto una lettera al presidente del Consiglio di stato del Cantone, Christian Vitta, in cui afferma che “i dati dei contagi in Ticino e nelle aree confinanti di Lombardia e Piemonte non sono rassicuranti al punto da non destare preoccupazione per gli effetti che la riapertura potrà determinare sull’incremento dei flussi del lavoro transfrontaliero”. Marchionini sollecita una “ripartenza scaglionata e in sicurezza sulla base dei dati del contagio che tenga conto delle esigenze delle imprese, ma soprattutto della salute dei lavoratori e conseguentemente della salute pubblica”.
Sul fronte epidemiologico, intanto, l’ultimo bollettino, aggiornato a stamane, parla di 3.065 contagiati in Ticino dal 25 febbraio a oggi, 7 in più nelle ultime 24 ore, durante le quali si sono verificati 3 decessi. Sono 291 i morti finora. Attualmente sono ricoverate 236 persone: 182 in reparto e 54 in terapia intensiva, di cui 36 intubate.