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VERBANIA - 22-04-2020 -- Continuiamo

con la pubblicazione degli scritti di studenti sul tema del Coronavirus e su come dal loro punto di vista di giovanissimi, percepiscono la realtà complessa di questi giorni: tra paure, regole ferree e il desiderio di normalità. Quello che segue è il controbuto di Chiara Andreoli, studentessa del Liceo Linguistico al Cobianchi.

È da mesi ormai che l’intera popolazione mondiale è stata messa in ginocchio e flagellata da un nemico inarrestabile, il Covid-19.

Questo terribile virus sembrerebbe essere comparso, per motivi ancora sconosciuti, nella cittadina cinese di Wuhan, dalla quale sarebbe poi dilagato nelle città e nei villaggi circostanti e in seguito in tutto il resto del mondo, con una velocità e una semplicità a dir poco sorprendenti; nel giro di pochi mesi la Terra e i suoi abitanti sono stati piegati da questa catastrofe, tutti i rapporti sociali si sono spezzati, tutte le vie di comunicazione sono state interrotte e i commerci sospesi.

A causa della veloce propagazione del contagio, il nostro governo si è visto costretto ad assumere misure drastiche di prevenzione: siamo rinchiusi nelle nostre case, senza possibilità di uscire e senza poter avere contatti fisici con persone esterne, paradossalmente imprigionati per il nostro bene e quello di coloro che ci circondano. È in questo esatto frangente che le azioni più banali iniziano ad assumere valore, rimpiangiamo la nostra libertà perché l’abbiamo persa, ci malediciamo di non aver vissuto e assaporato a fondo ogni istante della nostra vita, prima che essa venisse irreversibilmente sconvolta dalla reclusione; ci rendiamo conto dell’importanza delle persone solo nel momento in cui sentiamo il peso della loro mancanza. Ma tornare indietro non è più possibile, il passato ormai è immutabile, possiamo solo ricordarlo, ma non più interferirvi.

È servita un’epidemia per farci aprire gli occhi, per farci apprezzare quale dono enorme sia la vita e per farci attaccare morbosamente ad essa, per la prima volta consapevoli della sua fragilità. Abbiamo visto la morte in faccia, ne abbiamo sentito il peso, e ora ne siamo spaventati e scossi. Non ci siamo resi conto della gravità della situazione finchè non ci siamo stati improvvisamente catapultati dentro. Ogni giorno vediamo migliaia di persone innocenti combattere contro la malattia tra la vita e la morte, mosse da fievoli barlumi di speranza. Ogni giorno centinaia di queste migliaia di persone innocenti non riescono ad avere la meglio e muoiono, muoiono di stenti, di una morte lenta e agonizzante, senza che nessuno che più hanno amato in vita possa assisterli mentre esalano il loro ultimo sospiro. È così che si muore adesso, in un letto d’ospedale, nella più totale solitudine. Disumano è non avere nessuno di caro piangere sulla propria tomba.

Ma è chi rimane in vita a dover fare i conti con le conseguenze, a dover fronteggiare la perdita, a continuare a resistere e a dover tentare invano di colmare la mancanza lasciata da qualcuno che senza un minimo di preavviso se n’è andato, a causa di una realtà che sembrava quasi di un altro mondo, ma che invece ora si è trasformata nel nostro incubo. La cosa peggiore è la consapevolezza della propria impotenza davanti a qualcosa di ben più grande di noi, e mentre vediamo le persone a cui più siamo legati crollare uno ad uno, non possiamo fare altro che aspettare, inermi nel nostro piccolo inferno personale, che tutto ciò finisca, che le nostre vite tornino come prima, rimpiangendo i momenti sprecati e ormai irrecuperabili.

Ma siamo solo esseri umani, e come tali comprendiamo l’importanza delle cose solo una volta che le abbiamo perdute, ritroviamo l’unità proprio adesso che siamo distanti l’uno dall’altro. La distanza e la privazione sono gli unici mezzi che abbiamo per capire ciò di cui abbiamo realmente bisogno e ciò che invece è superfluo nelle nostre vite.  Noi uomini siamo così, costantemente alla ricerca di incentivazioni, di un qualcosa che ci faccia capire cosa davvero conta nella nostra esistenza, che dia un senso alle nostre vite. Forse dopo questa catastrofe saremo in grado di dare una svolta decisiva alla realtà, saremo finalmente in grado di affrontare tutto ciò che ci opprime e ci rende infelici, di goderci ogni singolo momento, consapevoli del fatto che niente durerà eternamente, che tutto è destinato a finire, così come le nostre vite, e le vite delle persone che ci circondano, la nostra esistenza in questo mondo è breve, e se si sbaglia una volta a viverla, non ci sono rimedi.