ORNAVASSO - 24-04-2020 -- Il settore
dell’automotive e quello ferroviario, con il blocco Covid19, subisce un crollo dei volumi del 85% nonostante svolge un ruolo cruciale nella fornitura dei beni primari, e viene messa in crisi un’azienda storica del territorio, la Magistris & Wetzel presente ad Ornavasso da settant'anni. Oggi, uno dei presidi produttivi più avanzati d’Europa nella lavorazione a freddo del metallo fornitore di brand importanti come Lamborghini, per il gruppo FCA è fornitore di IVECO e CNH, SkF e con moltissimi altri clienti di primissimo livello che oggi soccombe sotto l’incertezza.
Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a marzo il mercato italiano dell’auto totalizza 28.326 immatricolazioni, in calo dell’85,4% rispetto allo stesso mese del 2019.
Nella videointervista, l’AD di Magistris & Wetzel, Marco Bracaglia, membro del Consiglio Direttivo di ANFIA, Associazione nazionale filiera industria automobilistica, ci spiega che : "L’impatto è devastante perchè l’automotive è la più importante filiera manifatturiera d’Europa, e impiega circa due milioni di addetti a livello europeo. Ci siamo subito allineati al blocco chiudendo l’azienda nei primi 10 giorni di lockdown, poi abbiamo riaperto in perdita per obblighi nei confronti di nostri clienti, soprattutto nel settore ferroviario. Nelle ultime settimane anche il mondo automotive sta andando in carenza di pezzi di ricambio, cosa che il governo non comprende, perciò aziende come la mia che producono pezzi per le ambulanze o per la manutenzione dei camion hanno bisogno di rientrare a lavoro al più presto".
La battuta d’arresto sta mettendo in ginocchio interi settori legati al mondo della realtà della bassa ossola, ed il grosso problema che oggi ci si trova ad affrontare è la certezza che dal 4 di maggio in poi non si rientrerà al lavoro a pieno regime ma al massimo al 30%, in conclusione Marco Bracaglia: "Questo è un dato di fatto importante da considerare perchè avrà un impatto devastante a livello economico. Tra l’altro da parte dei costruttori tedeschi c’è un forte pressing per la riapertura di aziende come la mia, per poter a loro volta ripartire, ed evitare che siano obbligati a spostare le loro produzioni altrove. Che per l’Italia significherebbe mettere a rischio un settore che conta più di trenta mila addetti diretti".
Marianna Morandi