DOMODOSSOLA-29-4-2020 Covid 19 imperversa, in Italia e nel mondo.
L’Ossola non fa eccezione, come dimostrano i numeri sciorinati ogni giorno dall'Unità di Crisi regionale. Ma il dilagare del virus sembra avere portato con sé un’epidemia parallela: il contro - virus della solidarietà. Anche da questo punto di vista la nostra zona sta dando buoni esempi. Uno fra i tanti è il diffondersi anche da noi della “Spesa sospesa”, un singolare modo di aiuto alle persone in difficoltà che ha contagiato tutt’Italia in poche settimane, sulla base della nobile tradizione napoletana del “caffè sospeso”. Anche in Ossola alcuni supermercati e centri commerciali hanno allestito dei carrelli in cui i clienti possono lasciare generi alimentari appena comprati, che i volontari consegneranno ai bisognosi.
Come sta andando? Abbiamo provato a chiederlo ad alcuni fra i soggetti più coinvolti in questa bella storia. Fra questi spiccano le Parrocchie, con le rispettive Caritas. “Le persone sono molto generose e questo ci aiuta” dice Don Massimo Bottarel, parroco di Villadossola. “Già prima dell’emergenza sanitaria arrivavano in Parrocchia generi alimentari a lunga scadenza una volta al mese. La raccolta di cibo è un’iniziativa che portavamo avanti già da 7 o 8 anni, ma adesso era tutto sospeso, quindi ci trovavamo in difficoltà. Nonostante questo, si vede la solidarietà fra la gente; i Vigili del Fuoco si sono autotassati per farci offerte, altri privati ci danno soldi per i bisognosi. Le richieste di aiuto sono aumentate ma diverse persone hanno un certo ritegno; quando arrivano da noi, siccome siamo in collegamento con i Servizi sociali del Comune, suggeriamo di contattare anche quelli, ma alcuni sono restii a farlo, temono che si sappia in giro.” Ausilia Gheza, responsabile della Caritas parrocchiale di Villadossola spiega: “Noi distribuiamo generi alimentari da circa 10 anni, attraverso il progetto «Invenduto a buon fine». Collaboriamo con i servizi sociali, che hanno il polso della situazione e individuano meglio i bisogni”.
Tra Villadossola, Domodossola e le Valli le Caritas aiutano circa 300 persone. “Ultimamente non abbiamo notato grandi aumenti percentuali di poveri: noi continuiamo a servirli regolarmente, settimanalmente. Quello che abbiamo notato – sottolinea Gheza – è il deciso aumento delle donazioni, sia per la “Spesa sospesa” che attraverso le offerte in denaro. È una generosità che ci stupisce: quando i nostri volontari vanno nei supermercati a ritirare giornalmente l’invenduto, che serve per fare le borse per i bisognosi, trovano regolarmente pieni i carrelli messi vicino alle casse per le offerte di alimenti. Con le offerte in denaro acquistiamo beni che non troviamo tra l’invenduto e neppure nei carrelli della «Spesa sospesa» alle Coop di Villadossola e Domodossola; stiamo anche pensando di creare con le offerte in denaro dei piccoli buoni spesa, in modo che le persone possano acquistare qualcosa al di fuori dei viveri” La Caritas di Domodossola opera anche a Crevoladossola, Masera, Varzo e in Val Vigezzo; quella di Villadossola cura anche la valle Anzasca e segue dei casi in valle Antrona.
Oltre alle Coop, ha trovato collaborazione anche dal Penny Market. “Seguiamo casi segnalati dal CISS – spiega ancora Gheza – Persone sole, in difficoltà, sia nelle valli che nei centri urbani. Abbiamo ricevuto una grossa donazione dai Vigili del fuoco di Verbania: più di 1200 chili di viveri.” Le Caritas parrocchiali di Domodossola e Villadossola operano in coordinamento con istituzioni pubbliche come il Consorzio Intercomunale Servizi Sociali dell’Ossola, con la Croce Rossa, il Vicariato dell’Ossola e le Parrocchie dei due centri urbani; una volta al mese si tengono incontri fra tutti questi enti. Don Vincenzo Barone, parroco dei Santi Gervaso e Protaso di Domodossola, racconta la sua esperienza di «Spesa sospesa» in periodo di Coronavirus. “Noi la facevamo già prima, con i ragazzi, durante la Quaresima e ogni secondo venerdì del mese, alla mattina. Io sono parroco qui da 8 anni, ma la Caritas operava già prima. Abbiamo una buona collaborazione con l’Ipercoop di Bisate: due volte all’anno si tiene la raccolta di alimentari e una volta all’anno quella del materiale scolastico”. In questo periodo anche il centro commerciale crevolese ha allestito un carrello per le offerte di alimenti che i volontari vanno periodicamente a ritirare per distribuirli ai poveri.
E’ cambiato qualcosa in queste settimane di Coronavirus? “Chi era già in difficoltà adesso la vede accresciuta – risponde il sacerdote – ma le nuove famiglie da assistere sono poche. Le difficoltà grosse sono nei centri maggiori; nelle valli ci sono alcuni casi su cui le varie parrocchie si stanno impegnando. Adesso emergerà un nuovo problema: le famiglie che non riusciranno più a pagare affitti e bollette. Bisognerà reperire fondi per aiutarle; dovremo agire in collaborazione con Caritas diocesana, incontrarci come vicari episcopali. La mia preoccupazione è dare una mano a queste famiglie ma anche aiutare i commercianti: se loro chiudono – conclude don Barone - avremo altre famiglie senza stipendio”. Anche la Parrocchia della Cappuccina è impegnata da anni nella distribuzione di aiuti alimentari. A padre Vincenzo Coscia chiediamo se ha visto aumentare i casi di povertà ultimamente. “Non più di quelli che avevamo già prima – risponde - Nonostante che molti siano impossibilitati a venire qui a causa dei provvedimenti contro il virus, abbiamo fatto una buona distribuzione prima di Pasqua. La facciamo sempre al sabato, ogni quindici giorni; ogni volta arrivano circa 20 persone, più o meno come prima.” Da parecchi anni i frati Cappuccini, che hanno sempre organizzato la distribuzione di questi aiuti, collaborano con la Fondazione Banco alimentare. “Lo facciamo ancora – conferma padre Vincenzo – Andiamo periodicamente a Milano a raccogliere cibarie.”
A proposito di Banco alimentare, in epoca di Coronavirus non si è fermata neppure l’opera dell’Associazione “Elda Azaña”, referente locale della Fondazione Banco Alimentare. I suoi volontari, come ci conferma uno dei responsabili, Antonio Besozzi, continuano a consegnare a più di 40 famiglie bisognose il sacchetto di cibarie. Cos’è cambiato? Non si può più farsi aprire la porta e soffermarsi a parlare con i destinatari del sacchetto. Sono una dozzina i volontari che, autocertificazione alla mano, vanno a consegnare gli aiuti alimentari; altre 5 o 6 persone collaborano a preparare i pacchetti.
Mauro Zuccari
