ROMA - 10-05-2020 -- La spesa s’è fatta più cara.
Carrello invariato ma portafogli più leggero è quanto gli italiani percepiscono in questa primavera di lockdown. L’emergenza Covid-19 che ha imposto la chiusura delle attività e vietato gli spostamenti ha influito certamente sui consumi domestici, specie di prodotti come alimentari e detergenti/disinfettanti. C’è chi ritiene che i punti vendita della grande distribuzione ne abbiano approfittato e, in questo senso, numerosi clienti -specialmente dal centro e dal sud Italia- si sono rivolti all’Autorità garante della concorrenza per verificare se vi siano state speculazioni. L’Authority in questi giorni ha avviato un’indagine preistruttoria chiedendo richieste di informazioni e chiarimenti sull’andamento dei prezzi a 3.800 punti vendita dell’85% delle province italiane.
“Le analisi preliminari svolte dall’Autorità sui dati Istat – scrive il Garante – hanno fatto emergere, a marzo 2020, per i prodotti alimentari, aumenti dei prezzi rispetto a quelli correnti nei mesi precedenti differenziati a livello provinciale. L’Autorità ha ritenuto di non poter escludere che tali maggiori aumenti siano dovuti anche a fenomeni speculativi. Infatti, non tutti gli aumenti osservati appaiono immediatamente riconducibili a motivazioni di ordine strutturale, come il maggior peso degli acquisti nei negozi di vicinato, la minore concorrenza tra punti vendita a causa delle limitazioni alla mobilità dei consumatori, le tensioni a livello di offerta causate dal forte aumento della domanda di alcuni beni durante il lockdown e dalle limitazioni alla produzione e ai trasporti indotte dalle misure di contenimento dell’epidemia”.
Sono una decina le aziende -spa o srl- interessate, alle quali si aggiungono una dozzina di cooperative.