VERBANIA – 05.12.2015 – C’era una volta la trattoria Speranza.
In via Restellini a Intra, nel complesso di case popolari ex Eca, il comune d Verbania aveva affittato a una società privata alcuni locali a uso ristorante. Per ricordarselo bisogna andare indietro nel tempo a quasi quindici anni fa. Allora, durante il mandato amministrativo di Aldo Reschigna (1999-2004) scoppiò la “grana” dei morosi. Una Commissione d’indagine riservata interna al Consiglio comunale e presieduta dal popolare Maurizio Oldrini fece emergere decine di posizioni di inquilini che non pagavano l’affitto. La gran parte erano assegnatari di case popolari in difficoltà economiche, ma c’erano anche alcune attività commerciali, come il circolo socialista “Zappelli” di via Roma e, appunto, la Trattoria Speranza. Il gestore di quest’ultima, nel 2004, ricevette la prima lettera formale dall’avvocato Ettore Franzi, incaricato dal Comune del recupero del credito, ma rispose intraprendendo una battaglia legale finita solamente il mese scorso, con un accordo di transazione. Per il ristoratore gli affitti arretrati (circa quattro anni) compensavano lavori di adeguamento da lui sostenuti a sue spese. Per il Comune non erano dovuti. Tra sfratto, appello, ricorso e cause ripetute, sia civili sia amministrative (il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato contro la revoca della licenza nel frattempo disposta dalla polizia amministrativa) la parola fine è stata scritta con un accordo tra le parti che chiude il contenzioso a favore del Comune con un versamento concordato – e già effettuato – di 85.000 euro.
Nel frattempo al posto del locale, che negli ultimi tempi aveva cambiato nome diventando “Le iene” (gestito da un terzo soggetto, subaffittuario), è stato creato un centro anziani. Una stanza, però, dall’inizio degli anni 2000 è rimasta chiusa e sigillata perché utilizzata come deposito delle attrezzature da ristorazione “bloccate” a causa delle lungaggini legali e burocratiche, finalmente giunte al capolinea in un’ordinaria vicenda della giustizia lenta di cui sempre ci si lamenta.