VERBANIA - 20-07-2020 -- Non ha diffamato
il poliziotto, perché esercitava un suo diritto. È ricorrendo a una delle scriminanti del codice penale che la Procura di Verbania ha chiesto l’assoluzione del meccanico di Cannobio alla sbarra per diffamazione, accusato davanti al giudice di pace di aver leso l’onore e il decoro di un ispettore della Polstrada di Verbania. La vicenda, che si trascina da sette anni, è una sorta di “faida del carroattrezzi” e ha come protagonista Stefano De Angelis, titolare di un’autofficina di Cannobio che svolge il servizio di recupero dei mezzi incidentati. È l’unica nella zona dell’alto Verbano e quando, tra il 2012 e il 2013, il suo titolare ritenne di essere stato sfavorito dalla polizia a vantaggio di un concorrente con sede in Verbania, si fece sentire. Chiese un appuntamento all’allora dirigente della Polstrada e, quando si presentò da lui -trovando un altro funzionario-, espose le sue lagnanze, raccontando ciò che riteneva un ingiusto trattamento, una penalizzazione che andava avanti da tempo, insieme ad atteggiamenti vessatori. Il dirigente prese nota e scrisse all’ispettore citato dal meccanico, chiedendogli una relazione. Appreso quanto era stato detto sul suo conto, sporse denuncia.
Indagato per diffamazione, De Angelis è stato rinviato a giudizio e il processo a suo carico va avanti da due anni. S’era quasi concluso a metà 2019 quando, con le dimissioni del giudice di pace titolare del fascicolo, nel passaggio al nuovo magistrato onorario la difesa ha chiesto di rinnovare l’istruttoria. Sono stati ascoltati tutti i testimoni una seconda volta ed è stato acquisito il registro “incriminato”, il documento (già chiesto dalla difesa in fase di indagini) in cui venivano annotati gli interventi del carroattrezzi chiesti dalla polizia e assegnati ai meccanici del territorio. Alla fine, concluso il dibattimento, la Procura ha chiesto l’assoluzione. Non è punibile perché non voleva diffamare, ma far valere un suo diritto – ha detto il pm Maria Traina. Di diverso parere la parte civile. Il poliziotto, costituito con l’avvocato Elena Parsi, ha chiesto un risarcimento di 5.000 euro, di cui 3.000 di provvisionale. Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Ferdinando Brocca, il reato non sussiste perché De Angelis, che non aveva intenzione di diffamare, s’era rivolto all’autorità per avere spiegazioni. Peraltro -ha aggiunto a proposito dell’eventuale danno cagionato al funzionario di polizia- non è nemmeno stato lui a far circolare la notizia: semmai sono stati i colleghi o il diretto interessato.
Il giudice di pace Silvia Terracciano ha rinviato per repliche e sentenza al 2 ottobre, più di sette anni dopo i fatti, alle soglie della prescrizione del reato.