VERBANIA - 28-07-2020 -- Portoni sbattuti,
minacce, rumori molesti e deiezioni canine gettate dal balcone. Era questo, tra l’agosto del 2016 e il gennaio del 2017, il clima che si respirava in un palazzo d’un piccolo comune del Cusio. Un clima di faida. Rapporti tutt’altro che di buon vicinato, per nulla mitigati (anzi, al contrario) dalla parentela tra i due nuclei familiari protagonisti di questa vicenda definita ieri dal Tribunale di Verbania.
Da una parte ci sono mamma e figlia, sulla settantina la prima, poco più che quarantenne la seconda. Vivono insieme dopo la morte del marito, nello stesso edificio in cui si trova l’appartamento della controparte: la nipote del defunto, con il marito e le due figlie minorenni. Le tensioni sfociano in una serie di denunce che questi ultimi sporgono, segnalando ripetuti comportamenti vessatori. Oltre ai rumori notturni lamentano anche episodi spiacevoli, come il lancio delle deiezioni canine nel cortile dei rivali. Le ragazzine sono turbate, stressate e ricorrono alle cure dello psicologo, un elemento che permette alla Procura di costruire l’accusa, oltre al getto pericoloso di cose (mamma e figlia hanno già ricevuto un decreto penale di condanna), di atti persecutori, di stalking. È per rispondere di questo che ieri entrambe si sono presentate in Tribunale, dove sono state condannate entrambe a quattro mesi (pena sospesa) e a un risarcimento da quantificare in separata sede, ma con una provvisionale di 2.500 euro, ben lontana dai 40.000 chiesti dalla famiglia rivale, costituitasi parte civile.