VERBANIA - 29-07-2020 -- Tre condanne, un’assoluzione
e un risarcimento al Comune. Così s’è chiuso, quattro anni dopo i fatti, il “caso” che nel 2016 travolse la giunta comunale di Brovello Carpugnino, finita nella bufera per i metodi “disinvolti” con cui l’ex sindaco (poi dimessasi), l’avvocato Cristina Bolongaro, gestì i lavori socialmente utili che il convivente, Massimo Arisi, era stato chiamato a svolgere per estinguere il reato di bancarotta. Falsificarono le firme sul registro delle presenze – è l’accusa sostenuta dal procuratore della Repubblica Olimpia Bossi, che ha diretto le indagini – facendolo figurare presente quando era altrove, coinvolgendo di fatto il vicesindaco Giampiero Vecchi (che figurava come responsabile della messa alla prova) e l’assessore Simone Rossi (sostituto di quest’ultimo, quando questi non stette bene e fu impossibilitato ad andare in Comune). Errori formali a fronte di lavori svolti in più di quelli richiesti – è la tesi della difesa, ribadita oggi durante le repliche, prima che il giudice Annalisa Palomba leggesse la sentenza. Una sentenza che conferma la tesi accusatoria e che dichiara colpevoli, seppur con pene più lievi a quelle severe chieste dal pm Bossi, tre dei quattro imputati. Arisi è stato condannato a tre anni, Bolongaro a due e mezzo (la richiesta per entrambi era di quattro e mezzo), Vecchi a due (tre anni la richiesta). A quest’ultimo è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione nel casellario giudiziale. I primi due hanno anche, come pena accessoria, l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. Tutti e tre dovranno risarcire in solido la provvisionale di 5.000 euro concessa al comune di Brovello Carpugnino, costituito parte civile, per il danno di immagine subito. Eventuali altri danni sono rimandati a un procedimento civile.
Dal processo esce con un’assoluzione con la formula “perché il fatto non costituisce reato” il quarto imputato, l’assessore Rossi.