VERBANIA - 18-08-2020 -- Prosegue il braccio di ferro
a distanza tra alcune case di riposo e l’Asl Vco. Una decina di giorni fa, dieci strutture residenziali per anziani avevano inviato agli organi di stampa una dura presa di posizione contro l’azienda sanitaria, accusata di aver ignorato, durante l’emergenza Covid-19, le richieste giunte dalle strutture per la cura e l’assistenza dei loro ospiti. L’Asl aveva poi replicato, con toni fermi, negando di essersi disinteressata.
È di ieri, invece, un nuovo documento che torna sulla questione e ribadisce, a fronte delle risposte dell’Asl giudicate insoddisfacenti, la necessità che ci sia vera collaborazione. A firmarlo sono i vertici di tredici Rsa: alle sette già presenti nel primo elenco (Ameno, Orta, Premosello, Omegna, Vogogna, la Samonini-Rozio-Balassi di Domo e l’Opera pia Uccelli di Cannobio) si aggiungono il Muller di Verbania e le realtà di Villadossola, Baveno, Montescheno e Vanzone con San Carlo. La nota stampa non è stata sottoscritta da Sacra Famiglia e San Rocco di Verbania e dalla domese Ceretti.
Parlando di “tempi distanti da quanto l’emergenza sanitaria Covid-19 avrebbe richiesto”, le Rsa ribattono alle osservazioni dell’Asl sulla gestione dei tamponi “avvenuta fuori tempo massimo”, sull’assistenza dei medici specialistici, sull’affiancamento nei protocolli di sicurezza Covid. “In sostanza, il contributo dell’Azienda sanitaria si e dimostrato tardivo e privo di sistematicità, con evidenti differenze fra struttura e struttura“ – prosegue la nota –. “Ancora oggi, nonostante recenti interventi normativi che sulla carta avrebbero dovuto agevolarci, incontriamo notevoli difficoltà nel reperimento dei dispositivi di protezione individuale, poiché le forniture sono state nei mesi scorsi prioritariamente assegnate ai servizi ospedalieri”.
Le frizioni sono andate avanti anche dopo la fase più acuta dell’emergenza, negli incontri tenuti tra maggio e luglio. In particolare le case di riposo segnalano le riunioni del 17 giugno e del 2 luglio, nelle quali “gli argomenti discussi non trovavano alcuna concretezza in quanto l’Asl restava silente, senza fornire riscontro scritto sui temi che man mano si affrontavamo, lasciando immutate le nostre problematiche (…). Le risposte, se così si possono chiamare, sono arrivate intempestivamente il 5 agosto. A sei mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza e a due dalla pubblicazione delle linee guida, ancora NON sappiamo come richiedere all’Asl un tampone da effettuarsi in struttura per un ospite accolto privatamente mentre,
per gli anziani convenzionati non si è ancora del tutto operativi”. Idem per gli esami in ospedale che richiedono gli ospiti.
“Sono trascorsi tre mesi da che era stata fatta la richiesta di affrontare con efficacia e velocemente i
problemi in un periodo, quello estivo, in cui l’emergenza è calata e c’erano tutte le condizioni per poter lavorare in sinergia e collaborazione. Il risultato è stato, a nostro giudizio, del tutto insoddisfacente. Siamo estremamente preoccupati per il futuro. Se l’ASL non è stata in grado in tutto questo tempo di fornirci risposte basilari, cosa dobbiamo aspettarci qualora il virus dovesse tornare a contagiare la popolazione in numeri importanti? Dubitiamo che l’Azienda possa essere efficace nel supportarci con i dovuti tempi e, dopo la terribile esperienza della scorsa primavera, poco ci interessano gli interventi a ‘buoi già scappati dalla stalla’”.