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OMEGNA – 28-08-2020 --  Tempo travagliato,

forza dello spirito e forza dell’animo sono stati al centro del dialogo tra don Lama Michel Tulku Rinpoche e don Gian Mario Lanfranchini, con la moderazione dell’assessore Sara Rubinelli, nella rinnovata piazza Beltrami, la nuova agorà culturale della città. Era il primo appuntamento in calendario per il Salotto di Diderot, ispirato al noto enciclopedista, filosofo e scrittore inserito nel novero dei più importanti illuministi del Settecento. E se oggi potesse prendere un microfono, si presenterebbe volentieri anche lui al Salotto, come filosofo e curioso della verità, dedito all’impegno civile e culturale. Ma tornando a noi, il dialogo tra Lama Michel e don Gian Mario si è dipanato a partire da una domanda su cosa sia la felicità, ritenuta già da Aristotele come lo scopo della vita morale. “Esiste dentro di noi una sorta di desiderio di fare tutto il possibile per essere felici – ha sottolineato Lama Michel. La felicità è uno stato interiore in cui uno sta bene con sè stesso e con gli altri. Ma il punto principale è come raggiungerla. Nella vita ci sono quattro domande importanti che sarebbe buono porci: che cosa devo evitare? Cosa mi genera la sofferenza? Dove voglio andare? Cosa devo fare per coltivare la gioia e la soddisfazione? Lo stato di felicità è più qualcosa che va da dentro a fuori piuttosto che da fuori a dentro. La felicità non dipende dal contesto in cui ci troviamo, ma dal modo in cui noi ci relazioniamo con il mondo che ci circonda. E si trova principalmente nelle nostre mani”.   “Quando noi cerchiamo di definire la felicità perdiamo sempre un pezzetto – ha evidenziato invece don Gian Mario. Perché la vita è un cammino. E dentro questo cammino c’è la via spirituale della ricerca della felicità. Noi spesso cerchiamo delle situazioni esterne che ci rendano felici, senza accorgerci che la nostra felicità diventa fragile, perché dipende da qualcuno o da qualcos’altro. Non l’abbiamo nelle nostre mani. C’è una condizione interiore che è invece la gioia: la felicità è come una gioia interiore, che non dipende dalle circostanze. È quella che non si perde. I santi, questi amici più grandi, descrivono questa sensazione di gioia anche nella prova e nella disavventura. Allora in questo tempo la seconda domanda è quella di come poter cercare questa situazione di pandemia. Durante la seconda guerra mondiale tutti temevano le SS; ma oggi ci sono tre esse molto più problematiche: soldi, sesso successo. Perché danno una falsa immagine di noi e sono tre condizioni sulle quali generazioni di persone hanno bruciato le virtù migliori e le cose più belle. Però il momento di crisi spazza via tutto e ci mette nudi davanti alla realtà. Veniamo spogliati di tutto. Normalmente la felicità non può costare agli altri, che non richiede qualche nostro sacrificio, non è autentica, non è vera!”. “Quando i temi sono esistenziali, ci si incontra nell’umanità – ha concluso Rubinelli. E nell’umanità c’è una via sola. Poi i contesti, i culti e le religioni sono diversi: ma l’uomo al centro siamo noi, con le nostre sfide e le nostre difficoltà”.

 

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