OMEGNA – 28-08-2020 -- “Non so cos’abbia
di tanto comunicativo la fisarmonica, che quando la sentiamo ci si stringe il cuore”. Questo caloroso messaggio, ricco di poesia, viene da un premio Nobel, Gabriel Garcia Márquez, ed esprime quanto questo strumento riempia gli occhi di stelle agli ascoltatori.
E con occhi stupefatti siamo andati a far visita a un famoso fisarmonicista del nostro territorio: si tratta di Paolo Vignani, professore ordinario di fisarmonica al conservatorio “G. Rossini” di Pesaro e rinomato virtuoso dello strumento, che si destreggia in un repertorio di ampissimo respiro.
Professore, com’è stata la didattica online in conservatorio ai tempi del coronavirus?
"L’idea di portare avanti l’intera programmazione didattica attraverso supporti come Zoom, Skipe o altre piattaforme non era così semplice, dato che si trattava di organizzare lo studio finalizzato a un esame. Io ho scelto di usare Skipe con gli allievi perché dal punto di vista acustico con lo strumento fisarmonica andava meno in saturazione rispetto ad altri supporti, dato che le frequenze sono dedicate alla voce, non alla musica. Bisognerebbe pensare una piattaforma apposita per la musica. Da questa esperienza è partito tutto e le tecniche si sono affinate man mano: così si è giunti all’ottimizzazione del collegamento con gli allievi attraverso mixer e microfoni. Il bilancio della didattica online è positivo, anche se rispetto alla didattica tradizionale ci sono stati alcuni problemi sulla dinamica, poiché le piattaforme usate – non essendo testate per la musica – tendono a livellare tutto. In questi casi sono andato sulla fiducia. Lì stai facendo un crescendo, vero? Sei arrivato al piano? Queste erano forse le domande più ricorrenti. Senza trascurare poi la diteggiatura, che è risultata piuttosto laboriosa: così i tempi della lezione si sono dilatati Il mio monte ore è lievitato parecchio".
Insomma, un bilancio positivo…
"La didattica online si è rivelata più efficace di quella in presenza per le materie teoriche come letteratura dello strumento: potevo far ascoltare loro dei file musicali mentre mostravo la partitura, facendola scorrere via via. Siamo partiti dalle prime esecuzioni di fine Ottocento per arrivare fino ai giorni nostri, passando da tutti i compositori che hanno dedicato opere alla fisarmonica. Si pensi che Čajkovskij ha scritto un brano sinfonico utilizzando un quartetto di fisarmoniche, nella suite n. 2".
Vi siete esibiti insieme, anche se a distanza ?
"Uno dei corsi che tengo in conservatorio è ensemble di fisarmoniche. Con le piattaforme non è possibile, perché i segnali arrivano con trasmissioni differenti. Ma siamo riusciti a sopperire a questa mancanza con la trascrizione di un brano che fosse tutto “quadrato”, senza rallentati o accelerati. Le tracce, estrapolate e opportunamente elaborate tramite mixer, sono state poi sovrapposte al video da un allievo esperto di informatica".
Professore, dunque lei segue costantemente i suoi allievi, anche d’estate…
"L’idea di non abbandonare gli allievi d’estate è una mia forma mentale: li ho preparati per la sessione estiva (giugno-luglio) e attualmente li sto seguendo per la sessione autunnale (settembre-ottobre). Così non ci si abbandona mai. Non andiamo mai oltre alle due settimane senza vederci, soprattutto quando si avvicinano gli esami! Poi ho la classe piena, non mi posso certo lamentare. Ed è incredibile come rispetto alle altre arti la musica metta a nudo se stessi. Il sentimento del momento è quello che trapela mentre esprimi quello che stai suonando. Anche se tu programmi, nel momento in cui sei davanti al pubblico ti metti a nudo. Insomma, la musica è di un’immediatezza spaventosa!".