1

alpini asino fontana intra 1920

VCO- 29-08-2020-- Erano anche allora

tempi di pandemia, non del Covid19 ma di quella che un secolo fa venne denominata “spagnola” e che mieté milioni di vittime, questo all’indomani della Grande guerra che pure aveva fatto strage, con l’impiego di armi, metodi e mezzi nuovi, tra gli eserciti e le popolazioni d’Europa e del mondo.

Il conflitto era finito nel novembre del 1918, ma non tutti i soldati erano tornati a casa, nei mesi successivi ci fu una progressiva smobilitazione dei militari alle armi, ma diversi di loro non ebbero il congedo perché trattenuti in servizio e destinati a missioni all’estero oggi dimenticate e di cui rimane indiretta memoria solo nelle date di morte di alcuni Caduti, scritte sui monumenti che li riportano.

Così anche per tanti giovani del Verbano, Cusio ed Ossola che sul finire del primo conflitto mondiale erano inquadrati nel Battaglione Alpini “Intra”, reparto che immediatamente dopo l’armistizio venne inviato di presidio in Germania e poi al rientro in Patria utilizzato nell’estate del 1919 a Milano con compiti di ordine pubblico.

Anche se a guerra finita, diversi erano però gli impegni all’estero del Regio Esercito e della Regia Marina, dall’Anatolia alla Siberia sino alla Libia, qui dove il controllo da parte italiana durante il conflitto mondiale si era ridotto alla sola zona costiera.

A queste missioni il governo italiano ne aggiunse una ulteriore oltre Adriatico, gettando alcuni dei propri reparti in una attività contro le bande locali dei Comitagi che imperversavano nell’area balcanica, inviando tra gli altri pure il Battaglione “Intra”, inquadrato nel 2° Gruppo alpini, prima in Montenegro e poi in Albania.

Questi reparti, pur avvezzi da anni a combattere contro eserciti regolari, si trovarono invece impiegati in una dura e spietata guerriglia che fece diverse vittime tra i soldati italiani, alcuni dei quali nell’imminenza del congedamento, senza contare coloro che persero la vita perché colpiti dalla malaria.

In questo contesto il Battaglione si distinse tra l’altro nella difesa delle postazioni intorno a Valona, che si prospettava sempre più disperata, sia per l’intensificarsi delle azioni degli insorti, sia perché per ragioni di politica interna e degli scontri fra i partiti il governo italiano aveva negato l’invio di nuove truppe in Albania, lasciando di fatto il contingente abbandonato a sé stesso.

Il mancato arrivo di rinforzi era la conseguenza di una scelta politica legata all’impopolarità del conflitto in Albania, che aveva portato al verificarsi in Italia di proteste, tumulti e scioperi, si arrivò così alle ultime settimane di agosto del 1920, quando il Battaglione “Intra”ormai ridotto a poco più di un centinaio di Alpini si imbarcò finalmente per l’Italia e dopo un lungo viaggio tornò nella caserma lasciata quasi sei anni prima per andare al fronte.

Come testimoniato dagli articoli della stampa locale di opposto orientamento che danno la misura del conflittuale clima di quel periodo, l’accoglienza degli ormai pochi Alpini del Battaglione a Intra non fu all’altezza delle aspettative di chi rientrava dopo aver combattuto e sofferto anche a Grande guerra conclusa, con patimenti e fatiche subiti in nome di una Patria che – almeno come autorità di governo – si era dimostrata distante e insensibile alle richieste dei militari che si erano trovati loro malgrado nel pantano albanese a contrastare le varie fazioni, quanto mai agguerrite.

Btg Intra