VERBANIA - 02-09-2020 -- Il mondo della cultura italiana
è in lutto e lo piange, Verbania (forse) lo rimpiangerà. È scomparso stamane a Milano, stroncato da un tumore del quale non aveva dato notizia a nessuno, lo storico e critico d’arte Philippe Daverio. Avrebbe compiuto tra poco 71 anni di una vita che ha dedicato in larga parte alla cultura dell’arte e del bello, e al suo racconto al grande pubblico.
Nato in Francia nel 1949 da padre italiano e madre alsaziana, cresce con una rigida educazione in collegio prima di approdare alla “Bocconi” per gli studi di Economia. Sostiene tutti gli esami ma non si laurea. In compenso, assecondando la passione per l’arte, apre la sua prima galleria nel 1975. Negli anni ’80 si allarga a New York e diventa un nome affermato nel settore. Pubblica cataloghi, scrive libri e avvia un’intensa attività pubblicistica come corrispondente di importanti giornali. Al grande pubblico diventa noto quando compare in televisione, come inviato e poi come conduttore della fortunata trasmissione Passepartout.
Tra il 1993 e il 1997 è assessore alla Cultura a Milano, nella giunta di centrodestra guidata dal leghista Marco Formentini. Questo suo ruolo politico e alcune conoscenze comuni lo conducono, nel 2010, a Verbania. Eletto da un anno, il sindaco Marco Zacchera è alle prese con il rinnovo del pletorico consiglio direttivo (14 membri) dello storico Museo del Paesaggio. Gli viene suggerito il nome del critico d’arte milanese che, dopo aver visto le collezioni e le opere d’arte -soprattutto le sculture di Paolo Troubetzkoy- accetta l’incarico. Viene nominato nel consiglio e indicato come presidente. Daverio ha in mente di rivoluzionare il Museo, di svecchiarlo, di togliere dai depositi dove prendono polvere numerose opere, e di valorizzare in chiave internazionale il legame tra Verbania e Troubetzkoy, artista conosciuto e apprezzato all’estero, soprattutto in Russia e in Francia. Vorrebbe anche una struttura più agile e leggera, rivedendo lo Statuto del centenario ente.
Contro di lui monta un vero e proprio dissenso. Una certa parte dell’intellighenzia culturale verbanese lo ostracizza. Il giorno che si deve tenere il consiglio direttivo arriva da Milano trovando sigillate con la colla le porte della sede di Palazzo Biumi Innocenti. Devono intervenire i vigili del fuoco. Un atto vandalico miserabile e inqualificabile, che sancisce il disamoramento totale e l’addio di Daverio a Verbania.
Dopo di lui il Museo vivrà altre turbolenze, con cambi di amministratori e presidenti che vanno e vengono, sino a quanto, tra il 2013 e il 2014, si giunge finalmente alla revisione dello Statuto, alla drastica diminuzione del numero di consiglieri, e alla nomina come presidente del magistrato Massimo Terzi, che mette tutti d’accordo e che, portando stabilità, permette anche di risolvere i problemi economici che il Museo aveva vissuto negli anni precedenti.