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VERBANIA - 02-10-2020 -- Ha sfruttato quota 100

ed è andato in pensione, ma quell’onta non l’ha mai accettata. E ha avuto ragione. Ci sono voluti più di quattro anni e mezzo, ma alla fine il maestro di musica accusato d’aver ecceduto con la forza nella reprimenda a due alunni è stato scagionato.

Era il gennaio del 2016 quando, in una classe quarta di una scuola elementare del Cusio, il docente intervenne verso due bambini di nove anni che, distratti, chiacchieravano e ridevano disturbando la lezione. Dopo averli richiamati, il maestro si alzò e, fisicamente, li portò via dai banchi, dividendoli ai lati opposti dell’aula. Uno lo tirò per il bavero del grembiule, l’altro l’afferrò per la collottola, compiendo un gesto che, stigmatizzato dalle famiglie, dalle colleghe maestre e dalla scuola, gli è costato un processo.

La denuncia venne sporta dalle mamme dei due bambini qualche giorno più tardi, dopo un incontro -in presenza della rappresentante di classe- con il dirigente scolastico e la maestra prevalente in cui furono invitate a rivolgersi all’autorità giudiziaria. Che, qualche mese più tardi, inquadrò quel fatto come di rilievo penale. Abuso dei mezzi di correzione e disciplina è il reato per il quale ha ricevuto un decreto penale di condanna, seguito da un provvedimento disciplinare (sospensione di un mese), entrambi impugnati. Trasferito l’anno seguente ad altro istituto, il maestro ha avviato una causa per mobbing contro la scuola, e ha atteso la chiusura del processo, protrattosi per il cambio di magistrato e per l’epidemia di Covid-19.

Ieri il giudice Annalisa Palomba l’ha assolto con formula piena. Il fatto non sussiste – ha deciso il magistrato, accogliendo non solo la richiesta del pm Anna Maria Rossi, che ha sottolineato come l’intervento rientrasse nel metodo pedagogico del docente e che, trattandosi di un solo episodio in contestazione, non poteva configurarsi il reato; ma anche le accorate istanze degli avvocati difensori Andrea Cattaneo e Domenico Tambasco. Che, portando a sostegno delle loro tesi numerose testimonianze, hanno dipinto un quadro diverso da quello del maestro severo e che ora proporranno nella causa civile avviata contro la scuola, rimasta aperta sinora proprio in attesa del giudizio penale. Il docente di musica, oggi pensionato, non solo chiede la revoca del mese di sospensione, ma un corposo risarcimento per il trattamento riservatogli dalla scuola.