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VERBANIA - 09-10-2020 -- Secondo il proprietario

gli è stata rubata, ma per i carabinieri e la Procura s’è inventato tutto. Della vicenda che vede coinvolto, imputato di simulazione di reato, un 68enne del Milanese con una seconda casa a Brisino di Stresa, la certezza è che quell’auto d’epoca, una Jaguar E-Type spider color senape degli anni ‘60, non vi è più traccia. È sparita nel nulla. Me l’hanno portata via - sostiene lui, la cui disavventura è iniziata nel luglio del 2018, quando si presentò ai carabinieri di Stresa per sporgere denuncia. La ricevette il maresciallo vicecomandante della stazione, che fu perplesso di fronte al racconto dell’uomo. Al militare disse di essere venuto sul Lago Maggiore dalla provincia di Milano per un giro con quell’auto d’epoca (ne possedeva diverse, anche di pregio) che spiegò valere 220.000 euro; di averla posteggiata vicino alla stazione ferroviaria; e, al momento di ripartire dopo una passeggiata a piedi, di non averla più trovata. Della vettura esibì fotocopia del libretto di circolazione, circostanza che parve strana al maresciallo, dal momento che non è prassi comune portarselo appresso. Altre incongruenze nel racconto, soprattutto sul fatto che sarebbe rincasato in treno, lo indussero a un approfondimento. Chiamò un carabiniere in servizio, gli disse di mettersi in borghese e di seguire il denunciante all’uscita della caserma. Il milanese, percorse alcune vie del centro di Stresa, si fermò al bagno della stazione ferroviaria e, senza incontrare alcuno, uscito salì su una Land Rover Discovery di colore blu del quale aveva la chiave. Il pedinatore non fece in tempo a fermarlo, né la pattuglia uscita in auto lo intercettò al posto di controllo approntato vicino allo svincolo dell’autostrada, dove supponevano sarebbe passato per rincasare.

Con il sospetto che il furto fosse falso, le indagini proseguirono attraverso i carabinieri di Abbiategrasso, che lo mandarono a chiamare in seguito per una nuova testimonianza. La versione fornita dal denunciante, cioè che lo venne a prendere il figlio perché avevano una seconda casa in frazione Brisino, fu ancora differente, e gli valse un’informazione di garanzia per simulazione di reato. Nella perquisizione al suo domicilio, dove realmente si trovavano numerose auto d’epoca, fu ritrovato il libretto originale della Jaguar. I tabulati telefonici del suo cellulare non mostrarono, quel giorno, alcun contatto col figlio, una prova in più -secondo la Procura- per incriminarlo.

Nel frattempo, mesi dopo, il proprietario chiese alla compagnia per cui era assicurato (per una somma di 95.000 euro) di essere risarcito del furto. La domanda fu respinta e mai presentata, né contestata.

Nel processo che s’è aperto oggi al tribunale di Verbania, l’imputato ha accettato di essere interrogato, fornendo una versione inedita: la Jaguar, che aveva un problema meccanico, era a Brisino da una settimana e lui, dopo averla riparata, l’aveva usata quel giorno per una gita in compagnia dell’amante, trascorsa anche a guardare le gare di motonautica. “Non l’ho mai detto” - s’è giustificato, perché temevo lo scoprissero moglie e figlio.

Il giudice Rosa Maria Fornelli, dichiarando chiuso il dibattimento, ha aggiornato il processo a mercoledì prossimo per discussione e sentenza.