1

prato michellaccio allagato

VERBANIA - 26-10-2020 -- 20 febbraio 2021,

pochi mesi da oggi, praticamente dopodomani. È questa la scadenza della quarta (e ultima) ordinanza che il presidente della Provincia Arturo Lincio ha firmato per poter utilizzare l’ex inceneritore di Prato Michelaccio di Mergozzo come deposito temporaneo -in attesa che siano mandati in discarica- dei rifiuti indifferenziati che non possono più essere stoccati in quella porzione di piana del Toce, considerata a rischio esondazione. Un rischio, peraltro, tutt’altro che remoto come dimostra la foto pubblicata qui sopra, scattata dall’elicottero nel fine settimana del 3-4 ottobre, quando il fiume ha superato gli argini mandando ammollo il 90% del complesso. Non la piastra rialzata costruita a suo tempo da ConSerVco, gestore dell’impianto, proprio come prescrizione data dalla Provincia per proseguire l’attività. Lì si sono salvati i rifiuti stoccati e i mezzi ricoverati in previsione dell’allerta meteo. Il resto, dagli ingombranti alla carta, è finito sott’acqua, come gli uffici.

Il tema rifiuti e la pratica Prato Michelaccio sono tornati d’attualità in questi giorni per il vivace botta-risposta tra Giuseppe Grieco, amministratore unico di ConSerVco e già vicepresidente della Provincia, Lincio e i partiti e movimenti che li rappresentano: rispettivamente centrosinistra e centrodestra. Il primo accusa il secondo di un atteggiamento ostruzionista, di non aiutare i comuni a risolvere il problema dell’ex inceneritore. Il secondo replica rimarcando di aver mantenuto attivo, con un’ordinanza e tre proroghe (il massimo concedibile dalla legge), Prato Michelaccio, ribaltando su ConSer i ritardi nei tempi dichiarati per la realizzazione di nuovi siti alternativi. L’assemblea dei sindaci del Consorzio rifiuti, infatti, ha deciso che lo stoccaggio in futuro avverrà in un nuovo impianto a Ornavasso e alla discarica delle Nosere a Domodossola, i cui progetti non sono ancora stati presentanti e che, quindi, non saranno pronti entro il 20 febbraio, data di scadenza dell’ordinanza.

Dal giorno successivo, Prato Michelaccio non sarà più attivo, a meno che non arrivi un altro provvedimento, questa volta della Regione, alla quale la legge demanda il potere di ordinanza. Ed è a Torino che ora si guarda, tra scaramucce e rimpalli di responsabilità che sviano solamente dal nodo del problema: i tempi e i costi di questa operazione, e le ricadute che potrebbe avere sulle tariffe.