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VERBANIA - 05-11-2020 -- La fisionomia era differente

e anche il cane non era lo stesso, sia per razza, sia per taglia. Sono state le telecamere del sistema comunale di videosorveglianza a scagionare la 43enne verbanese che la Procura di Verbania ha rinviato a giudizio per lesioni aggravate. Lesioni che sarebbero state causate a una sessantenne verbanese a seguito di un’aggressione sorta dopo una lite... “canina”. Il fatto avvenne nel febbraio del 2018, sul lungolago di Suna. La vittima si trovava a passeggiare con il cane sul lungolago di Suna quando venne avvicinata da un altro animale, lasciato libero di scorrazzare senza guinzaglio. Lei l’allontanò bruscamente e, in poco tempo, una persona le fu addosso colpendola con pugni alla testa e procurandole lesioni medicate al Dea e giudicate dai medici guaribili in 30 giorni. Sporse denuncia in questura, ma non fu in grado di identificare chi l’aveva aggredita. Tre mesi più tardi, tuttavia, disse di aver riconosciuto quella donna proprio a Suna, l’aveva fotografata e aveva integrato la querela. La polizia era così arrivata a identificare la 43enne, che è stata successivamente tratta a giudizio. Ma che, durante il dibattimento, è risultata totalmente estranea ai fatti, tanto che è stato lo stesso pubblico ministero a chiederne l’assoluzione. Decisive, oltre alle testimonianze di terzi, anche le immagini della videosorveglianza comunale che, nell’immortalare la donna dell’aggressione, la ritraggono del tutto diversamente dalla persona processata, sia per la conformazione fisica, sia perché non aveva con sé un cane boxer, come raccontato dalla parte offesa, bensì un animale di piccola taglia.