PETTENASCO - 09-11-2020 -- L’emergenza sanitaria in corso
ha interrotto il cammino di Valerio Zolla, il pettenaschese di 26 anni partito il 4 settembre in solitaria a piedi da Pettenasco alla volta di Santiago de Compostela.
“ Va tutto benissimo e non sono demoralizzato, sapevo che sarebbe potuto succedere e affronto la cosa con molta serenità! Dopotutto ho già fatto 1600km e due mesi di cammino, quando sarà possibile porterò a termine l'impresa”.
Sono queste le prime parole con le quali Valerio commenta il momentaneo stop avvenuto il 3 novembre quando lui e altri ragazzi sono stati fermati ed obbligati a tornare alle proprie abitazioni dalla polizia spagnola a causa delle nuove restrizioni anti-contagio. Gli abbiamo fatto qualche domanda per rivivere insieme a lui l'esperienza di questi due mesi di camino.
Come stai Valerio? Qual è la prima sensazione che hai provato al tuo ritorno?
Sto molto bene, è stato molto strano il mio ritorno: sono partito giovedì 5 novembre alle 21 da Bilbao per arrivare a destinazione in Italia dopo più di 24 ore di viaggio in pullman e treno. In questo lasso di tempo ho potuto vedere come viene affrontata l’emergenza covid in ben quattro nazioni diverse: Spagna, Francia, Svizzera e Italia. Non mi soffermo su descrizioni dettagliate, ma dico solo che ho potuto notare modi abbastanza differenti di gestire la situazione. Altra cosa che mi ha lasciato abbastanza basito è stata la totale inutilità e indifferenza delle istituzioni italiane in Spagna quali ambasciate e console (la polizia nazionale spagnola mi ha detto chiaramente di fare riferimento a loro per il rimpatrio), che alla mia richiesta di aiuto mi hanno semplicemente risposto: “non siamo un agenzia di viaggi!”. Dopo aver sprecato una giornata al telefono ho capito che l’unico modo per tornare a casa era il “fai da te”. Esclusa l’ipotesi aereo (il primo volo low cost prenotabile era a marzo 2021) ho dovuto prendere un Flixbus per raggiungere la Francia, per poi prendere una serie di treni per raggiungere l’Italia passando dalla Svizzera. Sinceramente sarebbe stato meno complicato tornare a piedi (purtroppo non siamo stati autorizzati ma l’alternativa è stata presa in considerazione da tutti i componenti del gruppetto di pellegrini che si era formato negli ultimi giorni). Posso dirmi fortunato di essere riuscito a raggiungere la Spagna partendo da casa a piedi e non avendo mai affrontato una sfida del genere. Nonostante la situazione di emergenza globale tutto è andato bene, sicuramente da tutto questo ne esco molto arricchito su diversi punti di vista!
Come era organizzata la tua “giornata tipo”?
Prima di raggiungere la Grand Randonnée non esisteva una “giornata tipo”, ogni giorno era a sé: se dormivo in tenda o al coperto cambiava il modo in cui trascorrevo la prima ora dopo la sveglia, ma da lì in poi si cammina. Può forse sembrare monotono a chi non ha mai vissuto un’esperienza del genere, ma assicuro che ogni giorno è unico: non avendo organizzato nulla non sapevo se avessi trovato qualcosa da mangiare, se avessi incontrato qualcuno o meno, se avessi trovato un buon posto dove piazzare la tenda per la notte o se avessi trovato un tetto e una doccia calda.
Ogni incontro è stato sorprendente: in senso negativo quando, ad esempio, in una città come Torino ho chiesto informazioni per raggiungere Rivoli e sono stato completamente ignorato, in senso positivo tutte le volte che ho incontrato persone davvero interessanti e disponibili ad aiutarmi a proseguire nel miglior modo possibile. Il mio cammino ha potuto intrecciarsi con quello di altre persone, tutte mosse da motivazioni diverse e con idee differenti ma in movimento verso una meta comune.
Hai incontrato difficoltà in questi due mesi? Se si quali?
La difficoltà che mi ha creato più problemi è stata l’infiammazione dei tendini della caviglia che mi ha costretto a fermarmi un giorno e a fare qualche tappa più corta per evitare che la situazione peggiorasse. Sono comunque stato fortunato che questo sia avvenuto dopo più di un mese di cammino ed ormai avevo imparato a conoscere il mio corpo abbastanza da capire come comportarmi. Tutte le altre “difficoltà” non le ho considerate tali le ho semplicemente viste come opportunità per poter apprendere qualcosa di nuovo dalle situazioni meno favorevoli.
Sui social hai condiviso il tuo Cammino, hai scritto di aver incontrato molte persone e confrontarsi con loro è stata indubbiamente occasione di crescita, chi ha toccato maggiormente il tuo cuore e con chi hai legato di più?
Ognuno fa il suo Cammino, sia interiore che per quanto riguarda distanze e percorsi, ed ognuno è unico. Sicuramente ho legato di più con le persone che, come me, stavano percorrendo lunghe distanze e con cui riuscivo a relazionarmi molto meglio, indipendentemente dalla provenienza e dalla lingua. Chi aveva alle spalle molti chilometri sapeva perfettamente cosa significasse vivere così, semplicemente ricercando l’essenziale. Purtroppo, ho potuto constatare che ci sono molte persone che non possono fare più di una settimana o due di cammino all’anno per motivi di lavoro, in questo caso si rischia di vedere il tutto come una vacanza, focalizzando l’aspetto turistico o sportivo del pellegrinaggio. Per me è diventato un po’ uno stile di vita durante questi due mesi… non pensavo quasi a nulla che non riguardasse quello che stavo facendo. Tutto questo permette di avere molto tempo da dedicare a conoscersi meglio senza dover ricorrere i mille impegni della vita quotidiana. Sono stato costretto ad interrompere tutto questo bruscamente, ma sono sorpreso delle riflessioni inaspettate che hanno attraversato le mie giornate. Non vedo l’ora che la situazione emergenziale si stabilizzi per poter concludere questa esperienza e raggiungere la meta del pellegrinaggio! Questa pausa come è comunque un’opportunità che mi permette di vivere due esperienze in una.
La prossima volta sicuramente avrò modo di trovare un contesto cambiato da questo periodo imprevedibile in cui il mondo intero sta ripiombando, potrò confrontarmi con le persone che incontrerò adottando un punto di vista diverso da quello che ho adottato in precedenza.
r.a.