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VERBANIA - 13-11-2020 -- Dopo la diffida,

gli esposti. Ormai è uno scontro aperto, che va oltre il normale rapporto sindacale, quello che la Confsal-Unsa ha dichiarato nei confronti del presidente del Tribunale e della Procuratrice capo di Verbania. Nei giorni scorsi i due magistrati dirigenti avevano ricevuto la diffida del sindacato ad applicare lo smart working, accogliendo le 20 domande di “lavoro agile” presentate da altrettanti dipendenti dopo l’emanazione dell’ultimo Dpcm di contenimento del Covid-19. Domande che erano state respinte per non rallentare l’attività giudiziaria perché -hanno spiegato i giudici fornendo numeri e statistiche- non c’è possibilità di mandare avanti i processi e tutta l’attività senza il personale in presenza, che già è ridotto nell’organico. In loro favore s’è espresso anche il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Verbania, che ha invitato Confsal-Unsa a ritirare la diffida.

Il sindacato, però, tira dritto e sceglie la strada degli esposti. Il segretario generale Massimo Battaglia ritiene che a Verbania si stia violando la legge. “Sullo smart working l'ultimo Dpcm parla chiaro. Così come parlano chiaro la circolare del Csm, organo di autogoverno della magistratura, oltre che quelle predisposte dallo stesso ministero della Giustizia – scrive in una nota stampa in cui annuncia di aver presentato esposto al presidente della Corte d’Appello di Torino, alla Procura di Torino e a quella di Milano –. Sinceramente non comprendiamo perché, in un momento in cui tutta la Pubblica amministrazione si adegua alle prescrizioni per il contenimento del Covid, il Tribunale di Verbania si ostini a non rispettare le norme. A nulla servono i divieti, gli appelli e le raccomandazioni se poi chi dovrebbe dare il buon esempio non lo dà. Ci preme la salute di lavoratori e utenti dei palazzi di giustizia”.