ROMA - 16-11-2020 -- Le norme anti-slot
a rischio di incostituzionalità. A quattro anni di distanza dall’approvazione della Legge regionale contro le ludopatie che ha, di fatto, quasi del tutto vietato gli apparecchi vlt nei centri storici, le norme sono finite sotto la lente di ingrandimento della giustizia amministrativa. Al Consiglio di stato è giunta la richiesta di un parere da parte del Ministero dell’Economia e delle finanze sul regolamento introdotto dal Consiglio comunale di Verbania nel 2017, che ha pressocché ricopiato la legge regionale.
L’istanza segue il ricorso straordinario al presidente della Repubblica proposto da una società di Verbania distributrice di vlt, che contesta la legittimità di quelle norme così rigide. In particolare del cosiddetto distanziometro, cioè dello strumento che impedisce di installare videogiochi nei locali situati a meno di 500 metri da una serie di luoghi sensibili quali scuole, stazioni, luoghi di culto, banche, centri sportivi, oratori… il cui impatto sulla distribuzione delle macchinette è stato fortemente impattante, riducendone di circa l’80% il numero. Una disparità di trattamento tra Regioni e Comuni, un eccesso di potere in una materia (l’ordine pubblico) di competenza statale, la violazione dei principi europei della concorrenza e della libertà d’impresa sono le ragioni alla base del ricorso. Ragioni sulle quali il Consiglio di Stato s’è riservato una decisione, da prendere solo dopo che avrà raccolto ulteriori elementi. Per questo ha disposto che il comune di Verbania, la Regione Piemonte, il ministero dell’Interno e quello dell’Economia e delle finanze forniscano proprie controdeduzioni. Il nodo centrale sono i criteri del distanziometro e, se è vero che il ricorso è mirato contro Verbania, punta dritto al cuore della legge regionale, dalla quale il regolamento è mutuato.