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figli isolati

VERBANIA - 23-11-2020 -- “Prigioniera” in casa del Covid-19

e della burocrazia. La storia della verbanese Barbara Vesco, del compagno e dei due figli di 5 e 8 anni, è una delle numerose storie che, in questa seconda ondata dell’epidemia di coronavirus, rivela le falle del sistema sanitario e la disorganizzazione nel cosiddetto contact-tracing. A inizio novembre avverte mal di testa, dolori lombari e le viene una febbriciattola che in un giorno raggiunge i 39,6°. Sono i primi sintomi del Covid-19, che sospetta avere perché, dieci giorni prima, era venuta a contatto con una persona che ha effettuato il tampone e del quale attendeva ancora l’esito. Esito che arriva il giorno dopo. Il medico le impone l’isolamento fiduciario (anche dai familiari stretti) e il suo nome viene inserito nella piattaforma Asl affinché sia sottoposta a test. Passa meno di una settimana e l’Asl non ha nemmeno risposto ma, in compenso, uno dei due figli si ammala e finisce nella stessa stanza della mamma. Le insistenze della pediatra portano il tampone per lui che, effettuato il giorno successivo, è positivo. Tutti finiscono in isolamento fiduciario, compreso il compagno che è negativo al test sierologico e solo in quel momento –a due settimane dal contagio– iniziano le domande per il contact tracing e le viene, finalmente, prenotato il tampone, di cui attende l’esito.

“Convivo con i sintomi classici: una debolezza mai provata, che mi costringe a tornare a letto il pomeriggio, il mal di testa che si ripresenta puntuale, olfatto e gusto spariti – spiega –. Per il bambino non è prevista la didattica integrata, neanche il dirigente scolastico risponde alla mia richiesta. Visualizza, ma non risponde. Arrivano i compiti su classroom, ma io non ho la forza di aiutarlo. Abbiamo tenuto un collegamento con la classe in modo che possa salutare i suoi compagni... La scuola non ha connessione sufficiente. La maestra utilizza il suo telefono per regalargli un sorriso!”

“Per coscienza ho scelto di stare a casa e non far uscire i bambini, anche se avrebbero potuto tranquillamente andare a scuola. Mi auguro che al secondo tampone di mio figlio e al mio primo, risulteremo negativi – conclude –. Un sacco di gente morirà per troppa presunzione, spacciata per competenza. Amen”.

Nella foto, a inizio quarantena i figli che guardano la stanza della mamma, isolata.