BUENOS AIRES - 28-11-2020 -- L’Alpino d’Argentina
è andato avanti. Nato a Verbania nel 1926, emigrato nel 1950, Fernando Caretti è stato un uomo dei due mondi, operoso nella sua nuova patria e attaccato a quella di origine, attivo nel lavoro e nel servizio alla comunità. S’è spento l’altro ieri a Buenos Aires, all’età di 94 anni, concludendo un’esistenza ricca e piena, lasciando un ricordo indelebile. Dopo la gioventù sul Lago Maggiore, a guerra ultimata prese una nave e raggiunse l’Argentina. Ha lavorato per anni alla Cantabrica, un’importante azienda meccanica che produce macchine agricole, ed è stato professore aggiunto all’Università Cattolica di Buenos Aires, docente della cattedra di Macchine agricole. È stato tra i primi ad aderire alla sezione argentina dell’Associazione nazionale alpini, diventandone anche il presidente, responsabile anche dell’Ana del Sudamerica. Ha retto a lungo l’Unione ossolana, la più longeva delle associazioni piemontesi nel mondo, fondata nel 1883 come ente di mutuo soccorso per gli emigranti del Cusio e dell’Ossola, e diventata un punto di ritrovo per i piemontesi e per gli italiani. Il ruolo di centro culturale, sociale ed economico lo si deve in larga parte a Caretti, che nella prima metà degli anni ’80 iniziò la ristrutturazione della sede acquistata nel 1929, trasformandola in ciò che è oggi e lasciandone la cura a uno dei figli, che gli è succeduto alla presidenza.
Negli anni, a casa Caretti è passato un allora giovane prelato anch’egli di origini piemontesi, il vescovo Jorge Maria Bergoglio, attuale papa Francesco, che ha incontrato anche in una sua visita a Roma. Nonostante l’età avanzata, l’anno scorso -con 93 primavere alle spalle- ha voluto tornare in Italia per partecipare all’adunata degli Alpini a Milano. In quell’occasione, pur sulla sedia a rotelle, ha fatto tappa nella sua terra natale, che ha rivisto per l’ultima volta.
Ad
dio a Caretti, alpino d’Argentina e colonna degli emigrati italiani in Sudamerica