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VERBANIA - 07-12-2020 -- Il naso fratturato, lesioni al torace e a una spalla. Era in queste condizioni, con traumi tipici di un’aggressione e prognosi di 33 giorni, che la sera del 6 aprile 2018 si trovava un 38enne di nazionalità marocchina residente a Omegna. Soggetto noto alle forze dell’ordine, pregiudicato, lamentava di essere stato aggredito e picchiato da tre giovani che l’avevano preso a tradimento di fronte a un bar di Omegna. Uno dei tre, in particolare, un23enne moldavo, l’aveva malmenato mentre gli altri lo tenevano fermo. All’agguato, avvenuto per imprecisati motivi, disse che seguirono, qualche giorno dopo, le minacce ricevute dal moldavo e da altri suoi amici che, recandosi a casa sua, l’avevano “invitato” a ritirare la denuncia.

Questi fatti hanno dato vita a un procedimento penale per lesioni e minacce aggravate con quattro imputati, uno dei quali era lo stesso marocchino che, pur costituito parte civile per i danni fisici subiti, è stato anche accusato d’aver, poco prima dell’aggressione, minacciato con un coltello il 23enne.

Le sue dichiarazioni, contradditorie rispetto alla denuncia originaria, non hanno chiarito la dinamica dei fatti di quei giorni di aprile. La parte offesa ha scagionato due dei tre presunti partecipanti l’aggressione, che sono stati assolti. E, sulle minacce, ha fatto confusione sulle date, tanto che il pm Anna Maria Rossi, acquisendo i tabulati telefonici del suo cellulare, ha contestato l’episodio delle minacce a domicilio, chiedendone però la condanna a 10 mesi per l’episodio del coltello portato alla gola del moldavo, nei confronti del quale ha chiesto l’assoluzione per le minacce e un anno e mezzo per le lesioni.

Il giudice ha condannato il moldavo solo per quest’ultime, punite con un anno e 2.000 euro di risarcimento, il cui pagamento è subordinato alla concessione della sospensione condizionale della pena.