1

volunteers 2729695 640

DOMODOSSOLA - 15-12-2020 - "Tuteliamo ambiente e territorio - La sussidiarietà che non decolla", è il titolo dell'editoriale di Moreno Bossone di Endas VCO (Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale).

Finalmente è arrivata  soffice e copiosa la tanto attesa neve che ha imbiancato le nostre montagne, i paesi e le città e si è inoltrata sino a bassa quota coprendo con il soffice mantello bianco anche tutta la piana della nostra provincia.

Purtroppo , insieme ad essa sono tornate le polemiche, le emergenze, i black out i ritardi che dovrebbero essere più materia di zone piane, non già zone montane che vogliono  presentarsi al mondo come paradisi dello sci, del trekking e delle attività motorie e sportive anche estreme, di montagna.

Purtroppo qualcosa non funziona e lo si vede con migliaia di utenze senza corrente elettrica, intere vallate prive di telefonia e connessioni per giorni e giorni.

Emerge quello che più notoriamente ed in gergo inglese si chiama digital divide, vale a dire una mancanza di infrastrutture o meglio una inadeguatezza delle medesime, che, pur costruite in territori montani, hanno caratteristiche che forse più si addicono a lidi di altra natura. Ma emerge anche un altro dato importante, che si è ormai consolidato nel ragionamento medio dell’opinione pubblica; la pretesa che tutto sia dovuto, tutto debba essere perfetto e che non è possibile, ad ogni minima avversità atmosferica dover fare i conti con queste immancabili disfunzioni.
E certo !!  L’ opinione pubblica ha ragione !  Certo !!  Qualcosa non funziona !!

Occorre forse fermarsi e mettersi a ragionare su quell’anello mancante che, ogni volta, fa emergere una carenza, una lacuna; manca quell’elemento che negli anni più remoti era una consuetudine ed oggi invece è spesso solamente una locuzione importante per lavori congressuali e convegni: la sussidiarietà.

Immaginiamoci gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta dove quella che oggi chiameremmo la “cittadinanza attiva” si armava di pale, picconi e rastrelli e si organizzava per la manutenzione ordinaria del territorio, dei rii, dei sentieri, rendendosi sussidiari all’ente pubblico che, non poteva allora (ed ancor meno non può oggi ), arrivare dappertutto. Ma nell’era moderna, nella legislazione attuale e nei nuovi paradigmi della società civile, c’è un mondo, quello del “terzo settore”, quello che al tempo era la compagnia di quartiere o di paese, certo oggi in forma più ufficiale, strutturato, al quale però, per una difficile attuazione delle norme e per una diffidenza tra ruoli pubblici e privati, non è dato mandato ad operare in sussidiarietà effettiva, nell’ausilio delle mansioni pubbliche di aiuto alla collettività.

Occorre ragionare su come fare partire davvero questa sussidiarietà, facendo in modo che le piccole realtà associative locali (associazioni, consorzi, pro loco , gruppi e comitati) secondo il principio della sussidiarietà possano essere investiti di compiti dietro giusti riconoscimenti, affinchè possano effettuare le minime manutenzioni ordinarie, possano partecipare alle gare per le operazioni di manutenzione straordinaria, e perché no possano essere anche soggetti appaltatori (peraltro la normativa attuale lo prevede apertamente)  dei servizi locali soprattutto nelle piccole realtà e nelle frazioni più piccole o periferiche delle città più grandi. Forse è giunto il tempo di smettere di vedere le organizzazioni volontaristiche (pro loco, comitati, sportive, gruppi organizzati), ora comunemente chiamate enti del terzo settore, come enti organizzatori di sagre ed eventi, ma iniziare a vederli come realtà che, radicate in un territorio, svolgano un ruolo di sussidiarietà rispetto all’ente locale superiore, cui spetterebbe sempre il controllo e la programmazione, guadagnando tutti in efficienza e tempestività, avvicinando peraltro il singolo cittadino alla macchina amministrativa, non più come persona che esige un servizio (che giustamente deve essere erogato) ma come soggetto interessato che partecipa alla vita attiva della propria realtà, diventandone attore e curatore, senza dimenticare che tutte queste piccole realtà cosparse numerose nei vari paesi sono le vere “sentinelle” del territorio; allora mettiamole in condizione di esercitare !!
Questo potrebbe essere un primo passo per fare rivivere davvero i nostri piccoli borghi , non solo durante le poche settimane delle feste e ferie estive, rendendoli vivi, organizzati e sicuri per tutto l’arco dell’anno, portandoli così ad essere nuovamente popolati come un tempo.
Meditiamoci, tutti insieme, ognuno per il proprio ruolo e ognuno per le proprie mansioni e responsabilità.

Moreno Bossone
E.N.D.A.S.  VCO