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tribunale aula a vuota

VERBANIA - 17-12-2020 -- “Inquadra questo”. Accompagnata dall’inequivocabile gesto delle mani giunte portate all’inguine, fu questa la risposta che un 46enne residente nel basso Verbano diede, nel giugno del 2018, al vicino di casa che era intento a riprenderlo con lo smartphone ai giardini pubblici.

Tra i due non corre buon sangue per via di vecchie ruggini e di liti trascinatesi nelle aule giudiziarie e chiuse con un risarcimento. Gli attriti emersero -probabilmente con qualche scambio di battute- anche quel giorno quando il vicino, che era a spasso col cane in compagnia della figlia minore, improvvisandosi operatore video avviò la telecamera del cellulare che immortalò il gesto volgare del 46enne. Il filmato, trasmesso ai carabinieri insieme alla denuncia, fu valutato come prova del reato poiché avrebbe provato che l’uomo s’era slacciato i pantaloni, abbassato gli slip e palpeggiato i genitali”. Su richiesta della Procura il gip emise un decreto penale di condanna di 9.000 euro per il reato di atti osceni, aggravati dalla presenza di un minore (il reato, nella forma semplice, è depenalizzato e ridotto a una salata sanzione amministrativa) che l’uomo ha impugnato.

Visto in aula dal giudice, anche cercando di zoomare il più possibile nella zona “incriminata”, il filmato non ha chiarito il dubbio al pubblico ministero che, anche riconoscendo che s’è trattato di un gesto molto volgare, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato per la mancanza della prova certa degli atti osceni. In realtà – ha obiettato l’avvocato difensore, Sarha Celestino – si vede bene il contrario, cioè che non s’è mai slacciato, né abbassato i pantaloni. Alla fine il giudice l’ha assolto.