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VERBANIA - 19-12-2020 -- Nessun colpevole, né di Rfi, né dell’impresa. Così ha deciso il Tribunale di Verbania assolvendo dall’accusa di incidente ferroviario colposo i tre imputati -un dirigente di Rfi, il legale rappresentante e un tecnico della società incaricata dei lavori- chiamati in causa per i fatti del 24 maggio 2018. In quei giorni a Preglia di Crevoladossola fervevano i lavori di messa in sicurezza della galleria che porta nella piana dell’Ossola i convogli provenienti dalla Svizzera tramite il passo del Sempione, e viceversa.

Lungo una direttrice internazionale altamente trafficata era impensabile bloccare totalmente la circolazione e, così, s’era convenuto che lo scavo a bordo galleria per ricavare un passaggio a lato dei binari lungo il quale condurre ispezioni a piedi, si facesse a rotaie libere. Con una delle due direttrici chiuse, i treni viaggiavano in una sorta di senso unico alternato. Fu così anche per l’Eurocity 34 Milano-Ginevra che, partito poco dopo le ore 12 dalla stazione di Crevola, una volta giunto in galleria si scontrò con un caricatore del convoglio di vagoni da lavoro, provocando un incidente che non ebbe, né morti, né feriti.

Per la Procura, sostenuta dalle risultanze delle indagini condotte dallo Spresal dell’Asl Vco, quel sinistro fu una combinazione congiunta di responsabilità delle Ferrovie e dell’impresa, che non attuarono tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza del cantiere.

Ciò che accadde fu che, in prossimità della strozzatura del cantiere interno alla galleria, quando -annunciato dai lampeggianti e dalle sirene del sistema minimel- sopraggiunse l’Eurocity, si trovò sulla traiettoria il caricatore, saltato giù dalla cabina e datosi alla fuga di corsa, che il manovratore non aveva raddrizzato dopo che era uscito dalla sua sede.

Al termine delle indagini furono individuate e rinviate a giudizio quattro persone. Una, un tecnico, ha chiesto e ottenuto la messa alla prova. Le altre tre hanno scelto il dibattimento, al termine del quale il giudice le ha assolte perché il fatto non costituisce reato, rigettando la richiesta del pm Maria Portalupi di 9 mesi di condanna ciascuna.