TORINO – 28.12.2015 – La proposta, in parte contrattata,
aveva due scopi: ridurre i costi a carico della Regione (1,7 milioni l’anno) e dare un segnale nei confronti dei cittadini. Eppure la legge regionale per il taglio provvisorio (per cinque anni) dei vitalizi degli ex consiglieri regionali del Piemonte introdotta su proposta del presidente Mauro Laus non è stata digerita da tutti. Come ampiamente riportato dal sito d’informazione Lo Spiffero e dalle cronache torinesi di Repubblica, 42 ex consiglieri percettori dell’assegno mensile post-mandato, hanno ricorso alla Corte dei conti contro quella legge che ritengono ingiusta. Tra questi ci sono anche quattro esponenti del Vco: Guido Biazzi, Alberto Buzio, Ettore Racchelli e Marco Zacchera. Di destra e di sinistra, protagonisti di diversi periodi della politica subalpina, sono accomunati nel destino agli altri 38 che chiedono una revisione.
Il meccanismo del vitalizio, che vale anche per il parlamento, non è complicato: sedere a Palazzo Lascaris (ma anche a Montecitorio e Palazzo Madama) per uno o più mandati e versare mensilmente parte della propria indennità, fa maturare un ricco assegno vitalizio che si inizia a percepire cessato il mandato. Più legislature sono state portate a termine, più è alto l’importo. È possibile sommare i vitalizi di parlamento e Consiglio regionale. In Italia sono pochi casi – ma ci sono – che assomma un terzo vitalizio, quello da parlamentare europeo.
Negli ultimi anni sono intervenute leggi a frenare questa pratica, fissando per esempio un tetto minimo di età, ma per chi ha acquisito i diritti non s’era fatto nulla. Almeno sino a poco tempo fa, quando è stato deciso un taglio percentuale a tutti gli assegni e un taglio sostanzioso del 40% per chi percepisce due vitalizi.
Secondo il sito del Consiglio regionale del Piemonte nel Vco su 195 ex consiglieri che percepiscono il vitalizio, 4 sono del Vco. Ettore Racchelli (due mandati in Regione) prende 4.457,12 euro, Guido Biazzi (due) 3.811,23, Alberto Buzio (uno) 2.110,12. Marco Zacchera (uno) 1.656,50, quota assai inferiore ai colleghi proprio per via di quel 40% in meno, dovuto al fatto che contemporaneamente percepisce anche l’assegno della Camera dei deputati.
Quello che sembrava si sarebbe dovuto discutere in Corte costituzionale, è finito invece nelle competenze della Corte dei conti – sezione del Piemonte, che è anche giudice delle pensioni pubbliche. Al ricorso dei 42 consiglieri regionali cessati dal mandato si oppone la Regione Piemonte con l’avvocatura regionale, e la pubblica accusa è sostenuta dal procuratore Giancarlo Astegiano che difende la causa di risparmio di denaro pubblico.